Sullo sfondo di una Milano gelida, quattro personaggi si incontrano e si scontrano tra loro, tutti accomunati dallo stesso problema: soffrono di insonnia. Amanda ogni mattina si reca al parco per fotografare l’alba, Fulvio ogni mattina la cerca con gli occhi. Entrambi sono soli, finché non iniziano a conoscersi. La loro intensa conoscenza, in realtà, ha la durata di una notte. Vera e Claude, invece, sono una coppia di lunga data, lei musicista, lui giornalista, si amano e si odiano alla follia. Non dormono quasi mai e hanno caratteri irascibili. Entrambi hanno tanto bisogno dei propri spazi quanto di condividerli con l’altro. In un beffardo gioco di scambi di coppie, ognuno di questi personaggi provati più che mai da notti insonni dovrà affrontare la propria fragilità decidendo della propria vita: andare avanti o farla finita? Provare o rinunciare? Restare o andare via?
Narrativa, Officina, Officina Ensemble
Sullo sfondo di una Milano gelida, quattro personaggi si incontrano e si scontrano tra loro, tutti accomunati dallo stesso problema: soffrono di insonnia. Amanda ogni mattina si reca al parco per fotografare l’alba, Fulvio ogni mattina la cerca con gli occhi. Entrambi sono soli, finché non iniziano a conoscersi. La loro intensa conoscenza, in realtà, ha la durata di una notte. Vera e Claude, invece, sono una coppia di lunga data, lei musicista, lui giornalista, si amano e si odiano alla follia. Non dormono quasi mai e hanno caratteri irascibili. Entrambi hanno tanto bisogno dei propri spazi quanto di condividerli con l’altro. In un beffardo gioco di scambi di coppie, ognuno di questi personaggi provati più che mai da notti insonni dovrà affrontare la propria fragilità decidendo della propria vita: andare avanti o farla finita? Provare o rinunciare? Restare o andare via?
Una donna in lotta con una malattia rara, la sclerosi tuberosa, decide di affidare le sue emozioni alla scrittura: ne viene fuori un diario ininterrotto della donna con la propria anima, in cui l’autrice racconta, con garbo e semplicità, le lotte quotidiane che attraversano ogni vita.
Una donna in lotta con una malattia rara, la sclerosi tuberosa, decide di affidare le sue emozioni alla scrittura: ne viene fuori un diario ininterrotto della donna con la propria anima, in cui l’autrice racconta, con garbo e semplicità, le lotte quotidiane che attraversano ogni vita.
Frammentario, poetico, a tratti misterioso, Kernel è un romanzo sui generis che mette a nudo la società contemporanea facendo uso del suo linguaggio e delle sue contraddizioni. L’ambientazione è Londra, capitale dell’Europa globale degli anni Zero, e il protagonista è un compositore che comincia a lavorare in un piccolo studio per realizzare musiche di videogiochi. La narrazione, in prima persona, rincorre gli eventi – rimanendo su una superficie liquida in cui si scontrano rapporti personali, fantasie e ricordi che ritornano alla memoria – e mette a nudo la fragilità dell’esistenza, in un mondo al tempo stesso iperconnesso e immerso nella solitudine. In un gioco di realtà e finzione in cui anche il narratore sembra perdere contatto con se stesso, si cerca una soluzione per provare a sopravvivere. Ma è possibile, davvero, cambiare il corso degli eventi?
Narrativa, Officina, Officina Ensemble
Frammentario, poetico, a tratti misterioso, Kernel è un romanzo sui generis che mette a nudo la società contemporanea facendo uso del suo linguaggio e delle sue contraddizioni. L’ambientazione è Londra, capitale dell’Europa globale degli anni Zero, e il protagonista è un compositore che comincia a lavorare in un piccolo studio per realizzare musiche di videogiochi. La narrazione, in prima persona, rincorre gli eventi – rimanendo su una superficie liquida in cui si scontrano rapporti personali, fantasie e ricordi che ritornano alla memoria – e mette a nudo la fragilità dell’esistenza, in un mondo al tempo stesso iperconnesso e immerso nella solitudine. In un gioco di realtà e finzione in cui anche il narratore sembra perdere contatto con se stesso, si cerca una soluzione per provare a sopravvivere. Ma è possibile, davvero, cambiare il corso degli eventi?
Negli anni Ottanta, il quartiere Pietralata è ancora una baraccopoli: d’inverno, quando l’Aniene straripa, allaga le fatiscenti casette da sette lire costruite negli anni Trenta; vecchi capanni e cantine si alternano ai nuovi palazzoni dell’edilizia economica. In questo suburbio nomentano tenuto ancora allo stato selvaggio da un’amministrazione assente, un grande albero riceve silenzioso le confidenze di un ragazzino di borgata costretto a crescere troppo in fretta, tra violenza familiare e disagi di periferia. Cominciando dalla sua infanzia difficile, l’autore ci racconta un percorso esistenziale di riscatto e redenzione.
Uncategorized, Home page, Narrativa, Officina, Officina Ensemble
Negli anni Ottanta, il quartiere Pietralata è ancora una baraccopoli: d’inverno, quando l’Aniene straripa, allaga le fatiscenti casette da sette lire costruite negli anni Trenta; vecchi capanni e cantine si alternano ai nuovi palazzoni dell’edilizia economica. In questo suburbio nomentano tenuto ancora allo stato selvaggio da un’amministrazione assente, un grande albero riceve silenzioso le confidenze di un ragazzino di borgata costretto a crescere troppo in fretta, tra violenza familiare e disagi di periferia. Cominciando dalla sua infanzia difficile, l’autore ci racconta un percorso esistenziale di riscatto e redenzione.
«Cosa racconta la storia delle storie?», la bambina chiedeva ogni sera alla madre, prima di addormentarsi.
«Me la racconterai un giorno?», incalzava impaziente, senza risolversi a dormire.La madre spegneva la luce e rimaneva in silenzio.
Nel buio e nel silenzio, la bambina cominciava allora a raccontare una storia.
Fiabe minimali, parabole sapienziali, trascrizioni laconiche di illuminanti e abbaglianti visioni il cui senso è nello stesso tempo lampante e indecifrabile. Sono poesie in prosa nate da una forma – se così si può dire – di mistico raziocinio.
Narrativa, Officina, Officina Ensemble
«Cosa racconta la storia delle storie?», la bambina chiedeva ogni sera alla madre, prima di addormentarsi.
«Me la racconterai un giorno?», incalzava impaziente, senza risolversi a dormire.La madre spegneva la luce e rimaneva in silenzio.
Nel buio e nel silenzio, la bambina cominciava allora a raccontare una storia.
Fiabe minimali, parabole sapienziali, trascrizioni laconiche di illuminanti e abbaglianti visioni il cui senso è nello stesso tempo lampante e indecifrabile. Sono poesie in prosa nate da una forma – se così si può dire – di mistico raziocinio.
L’altro lato del mio mare è uno spazio interiore in cui si cela quello che potremmo essere, è il luogo dove albergano le nostre potenzialità inespresse. Incapace di integrarsi con il resto della società a causa di un grave trauma infantile, il protagonista vive le sue giornate in uno stato di apatia e assenza. Tra ricoveri in ospedale psichiatrico e giornate passate in terrazzo a giocare con l’aquilone, le poche persone a cui è consentito l’accesso alla propria vita sono quelle che condividono con lui un’esistenza ai margini. L’incontro con Mia, ragazza libica immigrata in Italia, sarà la scintilla che lo porterà a riscoprirsi presente. Quando, dopo l’ennesima crisi, il protagonista perderà ogni sua traccia, si troverà a compiere atti di inaspettato coraggio pur di rintracciarla, coinvolgendo gli amici e abbandonando quell’alibi di malattia dietro il quale si era sempre rifugiato. La ricerca di Mia lo porterà a scontrarsi col mondo e a intraprendere un percorso che, forse, lo porterà a divenire se stesso.
Catalogo, Officina, Officina Ensemble
L’altro lato del mio mare è uno spazio interiore in cui si cela quello che potremmo essere, è il luogo dove albergano le nostre potenzialità inespresse. Incapace di integrarsi con il resto della società a causa di un grave trauma infantile, il protagonista vive le sue giornate in uno stato di apatia e assenza. Tra ricoveri in ospedale psichiatrico e giornate passate in terrazzo a giocare con l’aquilone, le poche persone a cui è consentito l’accesso alla propria vita sono quelle che condividono con lui un’esistenza ai margini. L’incontro con Mia, ragazza libica immigrata in Italia, sarà la scintilla che lo porterà a riscoprirsi presente. Quando, dopo l’ennesima crisi, il protagonista perderà ogni sua traccia, si troverà a compiere atti di inaspettato coraggio pur di rintracciarla, coinvolgendo gli amici e abbandonando quell’alibi di malattia dietro il quale si era sempre rifugiato. La ricerca di Mia lo porterà a scontrarsi col mondo e a intraprendere un percorso che, forse, lo porterà a divenire se stesso.
Pietro è un animale. È questo che gli hanno fatto credere in famiglia sin da quando era bambino. Trasferitosi con la famiglia in un paesino di campagna, giungerà alla scoperta della sua vera natura e alla faticosa transizione dall’inumano all’umano che ogni uomo è tenuto a compiere da solo. Surreale e visionario, L’animale è un romanzo di formazione sulla condizione umana.
Home page, Narrativa, Officina, Officina Ensemble
Pietro è un animale. È questo che gli hanno fatto credere in famiglia sin da quando era bambino. Trasferitosi con la famiglia in un paesino di campagna, giungerà alla scoperta della sua vera natura e alla faticosa transizione dall’inumano all’umano che ogni uomo è tenuto a compiere da solo. Surreale e visionario, L’animale è un romanzo di formazione sulla condizione umana.
Assistere può essere un verbo intransitivo (essere presente a uno spettacolo, a una conferenza), o transitivo (stare vicino a qualcuno per aiutarlo, per soccorrerlo). Anche se usiamo questo verbo con disinvoltura, raramente ci soffermiamo a pensare che il suo significato può essere antitetico. Per esempio: i passanti assistono all’incidente, ma nessuno di loro assiste i feriti. L’assistenza, pertanto, può essere tanto indifferente e distaccata, quanto partecipe e solidale. L’assistente, quindi, può essere qualcuno che assiste persone bisognose o una persona che osserva il passaggio di un corteo e se ci soffermiamo un momento a considerare l’ambivalenza di questa parola, ci accorgiamo che questo verbo è un’espressione più divergente di quanto l’abitudine predisponga. Ed è proprio partendo da questa ambivalenza che è nato questo gioco, con il quale Rodolfo Traversa si è divertito a immaginare aspetti di assistenza bislacchi, paradossali e sarcastici, che non intendono dileggiare l’aspetto transitivo dell’assistere, né irridere coloro che hanno fatto dell’assistenza la loro professione.
Officina, Officina Ensemble, Varia
Assistere può essere un verbo intransitivo (essere presente a uno spettacolo, a una conferenza), o transitivo (stare vicino a qualcuno per aiutarlo, per soccorrerlo). Anche se usiamo questo verbo con disinvoltura, raramente ci soffermiamo a pensare che il suo significato può essere antitetico. Per esempio: i passanti assistono all’incidente, ma nessuno di loro assiste i feriti. L’assistenza, pertanto, può essere tanto indifferente e distaccata, quanto partecipe e solidale. L’assistente, quindi, può essere qualcuno che assiste persone bisognose o una persona che osserva il passaggio di un corteo e se ci soffermiamo un momento a considerare l’ambivalenza di questa parola, ci accorgiamo che questo verbo è un’espressione più divergente di quanto l’abitudine predisponga. Ed è proprio partendo da questa ambivalenza che è nato questo gioco, con il quale Rodolfo Traversa si è divertito a immaginare aspetti di assistenza bislacchi, paradossali e sarcastici, che non intendono dileggiare l’aspetto transitivo dell’assistere, né irridere coloro che hanno fatto dell’assistenza la loro professione.
Giada e Demetrio sono appassionati di sci alpinismo. Entrambi stressati dalla routine lavorativa, trovano nelle loro gite ad alta quota la più grande fonte di svago e di libertà. La meta di quella giornata primaverile, che lascia presagire il rischio di slavine dovuto alle temperature non più invernali, è Punta Adami, un punto poco battuto nelle Valli di Lanzo. Lo scopo dei novelli sposi è incidere i loro nomi sulla croce d’acciaio incastonata nella roccia. Nei dintorni della Roccia Nera, però, gli eventi prendono una piega sinistra e misteriosa: Giada viene dirottata in un viaggio nel viaggio, tornando indietro nel tempo e scoprendo un passato, o ben più di uno, in procinto di ripresentarsi. Quando riuscirà a tornare al presente, non ancora convinta di essersi lasciata soltanto trasportare dall’immaginazione e dalla suggestività del luogo, capirà ciò che davvero è successo e, finalmente, le si aprirà la possibilità di vivere la propria vita nella libertà più assoluta, purché con Demetrio al proprio fianco.
Giada e Demetrio sono appassionati di sci alpinismo. Entrambi stressati dalla routine lavorativa, trovano nelle loro gite ad alta quota la più grande fonte di svago e di libertà. La meta di quella giornata primaverile, che lascia presagire il rischio di slavine dovuto alle temperature non più invernali, è Punta Adami, un punto poco battuto nelle Valli di Lanzo. Lo scopo dei novelli sposi è incidere i loro nomi sulla croce d’acciaio incastonata nella roccia. Nei dintorni della Roccia Nera, però, gli eventi prendono una piega sinistra e misteriosa: Giada viene dirottata in un viaggio nel viaggio, tornando indietro nel tempo e scoprendo un passato, o ben più di uno, in procinto di ripresentarsi. Quando riuscirà a tornare al presente, non ancora convinta di essersi lasciata soltanto trasportare dall’immaginazione e dalla suggestività del luogo, capirà ciò che davvero è successo e, finalmente, le si aprirà la possibilità di vivere la propria vita nella libertà più assoluta, purché con Demetrio al proprio fianco.
Bisanti è, prima che “esageratore”, un novello prosatore d’arte: di quella scuola estinta, fra Cecchi e Cardarelli, che sfornava e formava poeti della prosa. Osservatori del reale, cesellatori di frasi che di quel reale stanano e fissano i dettagli. È una questione di sguardo: e Bisanti (autore, non a caso, anche di versi; alcuni ne lascia cadere anche fra queste pagine) guarda, contempla, scruta. La sua “esagerazione” sta anche nell’intensificare una sequenza fittissima di particolari che entrano nel suo campo visivo, e che prende a cuore.
(Paolo Di Paolo)
Narrativa, Officina, Officina Ensemble
Bisanti è, prima che “esageratore”, un novello prosatore d’arte: di quella scuola estinta, fra Cecchi e Cardarelli, che sfornava e formava poeti della prosa. Osservatori del reale, cesellatori di frasi che di quel reale stanano e fissano i dettagli. È una questione di sguardo: e Bisanti (autore, non a caso, anche di versi; alcuni ne lascia cadere anche fra queste pagine) guarda, contempla, scruta. La sua “esagerazione” sta anche nell’intensificare una sequenza fittissima di particolari che entrano nel suo campo visivo, e che prende a cuore.
(Paolo Di Paolo)
Un viaggio, soprattutto interiore, che porterà Margherita a interrogarsi sul significato della fede e della religione. Una morte accidentale della quale si sente un’involontaria responsabile, un aborto spontaneo, un amore difficile e doloroso e l’aura misteriosa che aleggia intorno a Isaia, il barbone la cui presenza è costante nei momenti più importanti della protagonista. Desiderosa di fuggire dal suo piccolo quartiere di Milano che la opprime con la sua staticità, decide di partire per Londra, che si rivela così estranea da farle rimpiangere la sicurezza del suo nido. Tormentata da domande troppo difficili, si ritrova in Israele, immersa nella sua spiritualità, e finisce in Turchia per mettere da parte se stessa e aiutare gli altri. Sarà il ritorno al punto di partenza a farle scoprire quanto davvero sia andata oltre, cosa abbia portato con sé e a cosa, invece, sia stata disposta a rinunciare.
Catalogo, Officina, Officina Ensemble
Un viaggio, soprattutto interiore, che porterà Margherita a interrogarsi sul significato della fede e della religione. Una morte accidentale della quale si sente un’involontaria responsabile, un aborto spontaneo, un amore difficile e doloroso e l’aura misteriosa che aleggia intorno a Isaia, il barbone la cui presenza è costante nei momenti più importanti della protagonista. Desiderosa di fuggire dal suo piccolo quartiere di Milano che la opprime con la sua staticità, decide di partire per Londra, che si rivela così estranea da farle rimpiangere la sicurezza del suo nido. Tormentata da domande troppo difficili, si ritrova in Israele, immersa nella sua spiritualità, e finisce in Turchia per mettere da parte se stessa e aiutare gli altri. Sarà il ritorno al punto di partenza a farle scoprire quanto davvero sia andata oltre, cosa abbia portato con sé e a cosa, invece, sia stata disposta a rinunciare.
«L’Inferno sono gli altri» scriveva Jean Paul Sartre. Perché negli occhi degli altri si vede la propria immagine riflessa, si scorgono ferite che non si vorrebbe vedere, si è costretti a riconoscere, nel proprio stare al mondo, l’inadeguatezza, l’imbarazzo di vivere, le pose grottesche di un attore involontario. La bellezza di Guillaume D. ha una ferita da cui è difficile distogliere lo sguardo: è il suo cognome, quello di un padre famoso, icona del cinema francese e mondiale, immagine insuperabile di forza, di successo, di virilità. Guillaume è un poeta. È un uomo generoso, sensibile, delicato; è diverso dal padre, ma la sua somiglianza con lui lo condanna a fuggire da se stesso, dal suo corpo che lo accusa, e che diventa perciò oggetto di martirio. Guillaume si perde e si ritrova, cerca aiuto nel vino, nella droga, sempre alla ricerca del dolore, della perdita di sé, di una semplicità di sguardo che è la sua. In un romanzo dalle forti componenti autobiografiche, l’artista Francesca Dosi ci racconta del suo rapporto con Guillaume Depardieu, dell’affinità elettiva che ha legato i loro percorsi artistici, della giovane promessa di un amore.
Uncategorized, Narrativa, Officina, Officina Ensemble
«L’Inferno sono gli altri» scriveva Jean Paul Sartre. Perché negli occhi degli altri si vede la propria immagine riflessa, si scorgono ferite che non si vorrebbe vedere, si è costretti a riconoscere, nel proprio stare al mondo, l’inadeguatezza, l’imbarazzo di vivere, le pose grottesche di un attore involontario. La bellezza di Guillaume D. ha una ferita da cui è difficile distogliere lo sguardo: è il suo cognome, quello di un padre famoso, icona del cinema francese e mondiale, immagine insuperabile di forza, di successo, di virilità. Guillaume è un poeta. È un uomo generoso, sensibile, delicato; è diverso dal padre, ma la sua somiglianza con lui lo condanna a fuggire da se stesso, dal suo corpo che lo accusa, e che diventa perciò oggetto di martirio. Guillaume si perde e si ritrova, cerca aiuto nel vino, nella droga, sempre alla ricerca del dolore, della perdita di sé, di una semplicità di sguardo che è la sua. In un romanzo dalle forti componenti autobiografiche, l’artista Francesca Dosi ci racconta del suo rapporto con Guillaume Depardieu, dell’affinità elettiva che ha legato i loro percorsi artistici, della giovane promessa di un amore.