Quindici racconti, divisi in tre sezioni (Amore, Lavoro, Salute), che sembrano le voci di un personale oroscopo dell’esistenza. L’autore ci prende per mano conducendoci nella quotidianità di personaggi “normali” e proprio per questo sempre interessanti. Minimo comune denominatore di queste storie è la musica, vera protagonista del libro e della vita.
Narrativa, Officina, Officina Ensemble
Quindici racconti, divisi in tre sezioni (Amore, Lavoro, Salute), che sembrano le voci di un personale oroscopo dell’esistenza. L’autore ci prende per mano conducendoci nella quotidianità di personaggi “normali” e proprio per questo sempre interessanti. Minimo comune denominatore di queste storie è la musica, vera protagonista del libro e della vita.
Rapariga è il diario a volte infantile ma preciso, quasi privo di digressioni, o una sorta di flusso di coscienza disincantato, di una ragazzina brasiliana che vive nella Rocinha, una favela nella zona meridionale di Rio de Janeiro. Il quartiere, la più grande baraccopoli del Paese, è circondato, ai confini, da Gávea, Sao Conrado e Vidigal, i distretti maggiormente benestanti. Questo contrasto segna una linea netta, prima fisica e poi mentale, tra due mondi che troppe persone provano giustamente a superare, per cambiare la propria vita. La giovane protagonista è una di queste: una rapariga, in portoghese “ragazzina di vita”, che viene catapultata in una realtà che non conosce e che non può conoscere. Una storia di bugie, dolore, marciume, luci che come arrivano se ne vanno; ma anche una storia di speranze che prova a raccontare il possibile domani di una ragazza che, nonostante tutto, ce l’ha fatta.
Rapariga è il diario a volte infantile ma preciso, quasi privo di digressioni, o una sorta di flusso di coscienza disincantato, di una ragazzina brasiliana che vive nella Rocinha, una favela nella zona meridionale di Rio de Janeiro. Il quartiere, la più grande baraccopoli del Paese, è circondato, ai confini, da Gávea, Sao Conrado e Vidigal, i distretti maggiormente benestanti. Questo contrasto segna una linea netta, prima fisica e poi mentale, tra due mondi che troppe persone provano giustamente a superare, per cambiare la propria vita. La giovane protagonista è una di queste: una rapariga, in portoghese “ragazzina di vita”, che viene catapultata in una realtà che non conosce e che non può conoscere. Una storia di bugie, dolore, marciume, luci che come arrivano se ne vanno; ma anche una storia di speranze che prova a raccontare il possibile domani di una ragazza che, nonostante tutto, ce l’ha fatta.
Arrigo Balboni, classe 1893, originario di Renazzo (provincia di Ferrara) fa parte della buona fetta di generazione italiana partita per l’America in cerca di fortuna. Ex camionista, ex soldato volontario nella Prima Guerra Mondiale, pilota acrobatico, collaudatore e meccanico di aeroplani, diventa una sorta di celebrità nel piccolo mondo dell’aviazione californiana nel momento in cui si inventa una nuova attività: quella di recuperare i pezzi di aeroplani incidentati per rivenderli come ricambi o per riassemblarli costruendo nuovi mezzi funzionanti. A contatto con innumerevoli personaggi del mondo dell’aviazione, Balboni inizia a raccoglierne gli autografi inserendoli all’interno del suo Gold Book, che arriva a vantare circa diciassettemila firme. Vittima di un incidente stradale insieme al suo amico Gino, Balboni inizia a raccontargli la sua vita e la sua passione per gli aeroplani. Gino, però, stranamente non gli risponde, né sembra essere più accanto a lui… L’autore, Giuseppe Vottari, ricostruisce in questo romanzo la storia dell’esperto aviatore, prozio della moglie, attraverso le lettere, scritte nel classico linguaggio italo-americano tipico dei migranti italiani del tempo, che tra il 1928 e il 1946 regolarmente inviava ai suoi parenti italiani.
Arrigo Balboni, classe 1893, originario di Renazzo (provincia di Ferrara) fa parte della buona fetta di generazione italiana partita per l’America in cerca di fortuna. Ex camionista, ex soldato volontario nella Prima Guerra Mondiale, pilota acrobatico, collaudatore e meccanico di aeroplani, diventa una sorta di celebrità nel piccolo mondo dell’aviazione californiana nel momento in cui si inventa una nuova attività: quella di recuperare i pezzi di aeroplani incidentati per rivenderli come ricambi o per riassemblarli costruendo nuovi mezzi funzionanti. A contatto con innumerevoli personaggi del mondo dell’aviazione, Balboni inizia a raccoglierne gli autografi inserendoli all’interno del suo Gold Book, che arriva a vantare circa diciassettemila firme. Vittima di un incidente stradale insieme al suo amico Gino, Balboni inizia a raccontargli la sua vita e la sua passione per gli aeroplani. Gino, però, stranamente non gli risponde, né sembra essere più accanto a lui… L’autore, Giuseppe Vottari, ricostruisce in questo romanzo la storia dell’esperto aviatore, prozio della moglie, attraverso le lettere, scritte nel classico linguaggio italo-americano tipico dei migranti italiani del tempo, che tra il 1928 e il 1946 regolarmente inviava ai suoi parenti italiani.
L’opera di Elvire Maurouard è un suggestivo affresco su Napoli, un percorso nella città e nel suo passato. Ricostruzioni storiche, ricordi, ritratti di artisti, luoghi, fanno di questo libro un inno ai colori, alle melodie, alla bellezza, all’amore e alla profonda umanità della capitale partenopea.Una città tanto seducente e misteriosa quanto poetica e verace, da scoprire attraverso lo stile originale ed elegante dell’autrice.
Traduzione di Elisa Cianca
Catalogo, Echos, Home page, Narrativa
L’opera di Elvire Maurouard è un suggestivo affresco su Napoli, un percorso nella città e nel suo passato. Ricostruzioni storiche, ricordi, ritratti di artisti, luoghi, fanno di questo libro un inno ai colori, alle melodie, alla bellezza, all’amore e alla profonda umanità della capitale partenopea.Una città tanto seducente e misteriosa quanto poetica e verace, da scoprire attraverso lo stile originale ed elegante dell’autrice.
Traduzione di Elisa Cianca
I quindici racconti di Restituite la mattina prima di uscire sono organizzati in tre parti, Mare, Lavoro e Buio, ognuna delle quali allude a diversi momenti e sensazioni proprie dell’esperienza umana. Nei vari racconti si va incontro a diverse storie che restituiscono l’immagine di un’umanità varia, alle prese con le dinamiche quotidiane dietro le quali si annidano elementi oscuri e violenti. Mescolando realtà e immaginazione, la scrittura di Matteo Mauro fa emergere, al di là di ogni retorica, le contraddizioni presenti in una vita condotta lungo la soglia di una superficiale contentezza sotto la quale fermentano ricordi e pulsioni mal represse.
I quindici racconti di Restituite la mattina prima di uscire sono organizzati in tre parti, Mare, Lavoro e Buio, ognuna delle quali allude a diversi momenti e sensazioni proprie dell’esperienza umana. Nei vari racconti si va incontro a diverse storie che restituiscono l’immagine di un’umanità varia, alle prese con le dinamiche quotidiane dietro le quali si annidano elementi oscuri e violenti. Mescolando realtà e immaginazione, la scrittura di Matteo Mauro fa emergere, al di là di ogni retorica, le contraddizioni presenti in una vita condotta lungo la soglia di una superficiale contentezza sotto la quale fermentano ricordi e pulsioni mal represse.
Il bel debutto narrativo di Niky D’Attoma.
Vediamo: Rio non è un romanzo, non è un testo teatrale. È un genere misto a cui manca un nome. Didascalie, note di regia, dialoghi e monologhi. Quattro personaggi, due giovanidonne, due uomini, ma non fa differenza, «nessuno si accorge se l’acqua piange». Quattro storie tanto diverse, o forse no: J, il Ricordatore mai nato, Perla, la migrante figlia dell’acqua, Jamelia, l’africana albina, bambina delle premonizioni, Varud, il medico che gira il mondo per incontrare il suo passato, perché spazio e tempo sono la stessa cosa. Intorno a loro una città ostile, che esplode, un porto diviso da un muro che, costruito per la guerra, ora spartisce e ferma i migranti. Il muro non è altro che il «fastidio nel contatto», come lo chiama Richard Sennett.
Il bel debutto narrativo di Niky D’Attoma.
Vediamo: Rio non è un romanzo, non è un testo teatrale. È un genere misto a cui manca un nome. Didascalie, note di regia, dialoghi e monologhi. Quattro personaggi, due giovanidonne, due uomini, ma non fa differenza, «nessuno si accorge se l’acqua piange». Quattro storie tanto diverse, o forse no: J, il Ricordatore mai nato, Perla, la migrante figlia dell’acqua, Jamelia, l’africana albina, bambina delle premonizioni, Varud, il medico che gira il mondo per incontrare il suo passato, perché spazio e tempo sono la stessa cosa. Intorno a loro una città ostile, che esplode, un porto diviso da un muro che, costruito per la guerra, ora spartisce e ferma i migranti. Il muro non è altro che il «fastidio nel contatto», come lo chiama Richard Sennett.
Dopo il successo di “Almeno una volta” Cristian Umbro torna in libreria con un nuovo e profondo romanzo dai toni ironici.
Ruggiero Taracchi, detto Ruggine, è un trentenne romano con molti sogni e altrettanti rimpianti. Se da un lato, grazie al suo lavoro di conducente di autobus, è un privilegiato osservatore delle molteplici esistenze della città, dall’altro non riesce a prendere in mano la sua vita. La quotidianità gli sfugge tra rimorsi insuperabili e una famiglia difficile da gestire: una madre amorevole ma infelice; un padre brusco e volgare che trascorre le giornate bestemmiando contro i politici in tv; un fratello malato da accudire e proteggere. Quella di Ruggine è una storia in chiaroscuro, le cui trame difficilmente riescono a contaminarsi e in cui, nell’ombra, si cela un segreto inconfessabile: gli occhi di Teresa Ortiz che lanciano un ultimo sguardo disperato. Sullo sfondo di una Roma mai davvero addormentata, la città e il tempo diventano i veri protagonisti di una storia capace di commuovere e di divertire.
Dopo il successo di “Almeno una volta” Cristian Umbro torna in libreria con un nuovo e profondo romanzo dai toni ironici.
Ruggiero Taracchi, detto Ruggine, è un trentenne romano con molti sogni e altrettanti rimpianti. Se da un lato, grazie al suo lavoro di conducente di autobus, è un privilegiato osservatore delle molteplici esistenze della città, dall’altro non riesce a prendere in mano la sua vita. La quotidianità gli sfugge tra rimorsi insuperabili e una famiglia difficile da gestire: una madre amorevole ma infelice; un padre brusco e volgare che trascorre le giornate bestemmiando contro i politici in tv; un fratello malato da accudire e proteggere. Quella di Ruggine è una storia in chiaroscuro, le cui trame difficilmente riescono a contaminarsi e in cui, nell’ombra, si cela un segreto inconfessabile: gli occhi di Teresa Ortiz che lanciano un ultimo sguardo disperato. Sullo sfondo di una Roma mai davvero addormentata, la città e il tempo diventano i veri protagonisti di una storia capace di commuovere e di divertire.
«Scheletri nell’armadio ha la vis comica di un Frankenstein Junior, il surreale di un Clouseau amplificato e il paradossale dialettico di Totò»
Premio Solinas
Scheletri nell’armadio è un romanzo dai toni surreali, un giallo divertente e paradossale che ribalta ogni ordine naturale delle cose.
Tutto ha inizio quando Orazio, il protagonista, rientra a casa e sua moglie Jessica, donna esuberante con accessi di ninfomania, sta facendo sesso con un altro.
L’ “altro” deve nascondersi, come nella migliore delle tradizioni, nell’armadio ma in un susseguirsi di situazioni assurde, la storia, tingendosi di giallo, prende strade inaspettate. Tra il serio e il faceto Mannella ci regala un libro unico nel suo genere.
«Scheletri nell’armadio ha la vis comica di un Frankenstein Junior, il surreale di un Clouseau amplificato e il paradossale dialettico di Totò»
Premio Solinas
Scheletri nell’armadio è un romanzo dai toni surreali, un giallo divertente e paradossale che ribalta ogni ordine naturale delle cose.
Tutto ha inizio quando Orazio, il protagonista, rientra a casa e sua moglie Jessica, donna esuberante con accessi di ninfomania, sta facendo sesso con un altro.
L’ “altro” deve nascondersi, come nella migliore delle tradizioni, nell’armadio ma in un susseguirsi di situazioni assurde, la storia, tingendosi di giallo, prende strade inaspettate. Tra il serio e il faceto Mannella ci regala un libro unico nel suo genere.
Cinque ragazzi si trovano in una macchina al centro di piazza del Quirinale: sono pieni di esplosivo e minacciano di far saltare in aria ogni cosa nell’arco di cento metri.
Cinque ragazzi si trovano in una macchina al centro di piazza del Quirinale: sono pieni di esplosivo e minacciano di far saltare in aria ogni cosa nell’arco di cento metri. Uno di loro, Lino, racconta la propria storia, che si incrocia con quella degli altri quattro. A 29 anni il protagonista è uno studente fuori sede e fuori corso. Il padre, imprenditore, lo obbliga a lasciare Roma e ad andare a Torino per risollevare le sorti dell’azienda di famiglia. Dopo un litigio lascia la sua ragazza, Michela, e prima di partire passa a salutare il fratello, spacciatore con laurea in economia, e la madre, donna tranquilla e rasserenante. Ad accoglierlo a Torino c’è Alberto, suo coetaneo e dipendente del padre. Da lui Lino apprende i rudimenti di un lavoro del quale si è sempre disinteressato. Tra i due nasce un’amicizia che porta il protagonista a conoscere anche i coinquilini di Alberto: Vincenzo, un chimico siciliano precario che lavora in un laboratorio che produce esplosivi, la bellissima Lidia che usa il proprio corpo come un lasciapassare per cercare di ottenere un lavoro altrimenti a lei precluso, e Andrea, superficiale studente fuori corso che per mantenersi fa il dj e il prostituto occasionale. I cinque fanno amicizia e ad emergere ben presto è il senso di insoddisfazione per le proprie vite che, nonostante le capacità e l’abnegazione, non riescono a decollare. Nessuno di loro si sente bene nella propria condizione ma nello stesso tempo nessuno riesce a trovare un’alternativa. Se non ci sono porte, l’unico modo per uscire da una stanza è sfondare un muro.
Lino non riesce ad ottenere i finanziamenti per far ripartire l’azienda di famiglia a causa dell’ottusità del titolare della banca e, la stessa sera, va insieme ai suoi amici in un locale. Lidia incontra un uomo, figlio di un senatore, che dovrebbe finalmente farle ottenere un lavoro. All’apparenza, sembrerebbe una delle solite storie di Lidia, perché i due si appartano nel parcheggio del locale. La ragazza però scopre che l’uomo non ha alcuna intenzione di assumerla, anzi, nell’ambiente lei è considerata come bellissima, disponibile e di lei si è convinti che facilmente si concede per ottenere favori. Lidia capisce che la sua tattica è completamente fallita e perciò, arrabbiata, si nega all’uomo che prova a violentarla. I suoi amici, tra cui Lino, accorrono alle sue grida, intervengono e, dopo averla liberata, la portano in polizia per denunciare l’accaduto. In caserma, quando sentono che si tratta del figlio del senatore, cercano di mettere tutto a tacere.
A questo punto i ragazzi, esasperati, decidono di compiere un gesto eclatante e disperato insieme. Prima di partire, però, passano nel laboratorio di Vincenzo e rubano dell’esplosivo chimico. La loro destinazione è Roma, dove arrivano all’alba. La città dorme ancora, perciò nessuno li intercetta mentre arrivano al Quirinale. Proprio quando le forze di polizia stanno per intervenire, la piazza si riempie di altri giovani che hanno ascoltato il racconto di Lino in televisione o su Internet e che ne appoggiano la protesta. I ragazzi, però, hanno deciso di uscire dalla macchina sicuri della promessa della polizia, che invece spara contro di loro.
Cinque ragazzi si trovano in una macchina al centro di piazza del Quirinale: sono pieni di esplosivo e minacciano di far saltare in aria ogni cosa nell’arco di cento metri.
Cinque ragazzi si trovano in una macchina al centro di piazza del Quirinale: sono pieni di esplosivo e minacciano di far saltare in aria ogni cosa nell’arco di cento metri. Uno di loro, Lino, racconta la propria storia, che si incrocia con quella degli altri quattro. A 29 anni il protagonista è uno studente fuori sede e fuori corso. Il padre, imprenditore, lo obbliga a lasciare Roma e ad andare a Torino per risollevare le sorti dell’azienda di famiglia. Dopo un litigio lascia la sua ragazza, Michela, e prima di partire passa a salutare il fratello, spacciatore con laurea in economia, e la madre, donna tranquilla e rasserenante. Ad accoglierlo a Torino c’è Alberto, suo coetaneo e dipendente del padre. Da lui Lino apprende i rudimenti di un lavoro del quale si è sempre disinteressato. Tra i due nasce un’amicizia che porta il protagonista a conoscere anche i coinquilini di Alberto: Vincenzo, un chimico siciliano precario che lavora in un laboratorio che produce esplosivi, la bellissima Lidia che usa il proprio corpo come un lasciapassare per cercare di ottenere un lavoro altrimenti a lei precluso, e Andrea, superficiale studente fuori corso che per mantenersi fa il dj e il prostituto occasionale. I cinque fanno amicizia e ad emergere ben presto è il senso di insoddisfazione per le proprie vite che, nonostante le capacità e l’abnegazione, non riescono a decollare. Nessuno di loro si sente bene nella propria condizione ma nello stesso tempo nessuno riesce a trovare un’alternativa. Se non ci sono porte, l’unico modo per uscire da una stanza è sfondare un muro.
Lino non riesce ad ottenere i finanziamenti per far ripartire l’azienda di famiglia a causa dell’ottusità del titolare della banca e, la stessa sera, va insieme ai suoi amici in un locale. Lidia incontra un uomo, figlio di un senatore, che dovrebbe finalmente farle ottenere un lavoro. All’apparenza, sembrerebbe una delle solite storie di Lidia, perché i due si appartano nel parcheggio del locale. La ragazza però scopre che l’uomo non ha alcuna intenzione di assumerla, anzi, nell’ambiente lei è considerata come bellissima, disponibile e di lei si è convinti che facilmente si concede per ottenere favori. Lidia capisce che la sua tattica è completamente fallita e perciò, arrabbiata, si nega all’uomo che prova a violentarla. I suoi amici, tra cui Lino, accorrono alle sue grida, intervengono e, dopo averla liberata, la portano in polizia per denunciare l’accaduto. In caserma, quando sentono che si tratta del figlio del senatore, cercano di mettere tutto a tacere.
A questo punto i ragazzi, esasperati, decidono di compiere un gesto eclatante e disperato insieme. Prima di partire, però, passano nel laboratorio di Vincenzo e rubano dell’esplosivo chimico. La loro destinazione è Roma, dove arrivano all’alba. La città dorme ancora, perciò nessuno li intercetta mentre arrivano al Quirinale. Proprio quando le forze di polizia stanno per intervenire, la piazza si riempie di altri giovani che hanno ascoltato il racconto di Lino in televisione o su Internet e che ne appoggiano la protesta. I ragazzi, però, hanno deciso di uscire dalla macchina sicuri della promessa della polizia, che invece spara contro di loro.
Sara e Lucia si conoscono da oltre trent’anni; sono donne apparentemente forti e indipendenti, “in carriera”. Gli impegni di lavoro, un matrimonio fallito alle spalle per Sara e una figlia avuta a diciassette anni per Lucia, non impediscono alle due amiche di incontrarsi ancora ogni tanto per fare shopping, e soprattutto per parlare di uomini. Sara ha conosciuto Gilberto, Lucia ha appena incontrato Giorgio: tra confessioni e autoinganni, le due donne provano a tracciare i contorni dei rispettivi incontri amorosi. Raccontano un amore dei nostri tempi, nato per caso, portato avanti per passione, per gioco, forse anche per solitudine; un amore che si lascia narrare soltanto in prima persona, come una pagina di diario o una lettera senza risposta. Nella speranza che la somma di tutti i punti vista in una relazione, la somma di tutti gli egoismi in causa, di tutte le confidenze, possano infine rivelare alle due amiche ormai mature la vera natura dell’amore: non l’amore per quello che sarebbe potuto essere, ma l’amore per quello che è stato, se questo è amore.
Sara e Lucia si conoscono da oltre trent’anni; sono donne apparentemente forti e indipendenti, “in carriera”. Gli impegni di lavoro, un matrimonio fallito alle spalle per Sara e una figlia avuta a diciassette anni per Lucia, non impediscono alle due amiche di incontrarsi ancora ogni tanto per fare shopping, e soprattutto per parlare di uomini. Sara ha conosciuto Gilberto, Lucia ha appena incontrato Giorgio: tra confessioni e autoinganni, le due donne provano a tracciare i contorni dei rispettivi incontri amorosi. Raccontano un amore dei nostri tempi, nato per caso, portato avanti per passione, per gioco, forse anche per solitudine; un amore che si lascia narrare soltanto in prima persona, come una pagina di diario o una lettera senza risposta. Nella speranza che la somma di tutti i punti vista in una relazione, la somma di tutti gli egoismi in causa, di tutte le confidenze, possano infine rivelare alle due amiche ormai mature la vera natura dell’amore: non l’amore per quello che sarebbe potuto essere, ma l’amore per quello che è stato, se questo è amore.
Sette piccole storie raccoglie racconti di vita apparentemente diversi, ma legati da un sentimento di rivalsa e di crescita. Sono storie di trasformazione, come quella che comporta l’incontro tra Carrozzo e Carmelina, un maresciallo e una medium; storie di rinascita, come succede a Sergio quando trova il coraggio di denunciare le molestie sessuali subite fino alla maturità in un istituto religioso; storie di riscoperta di sé, come accade a Mario dopo il suo cammino verso Santiago de Compostela. Sensibili, ironiche, talvolta malinconiche o paradossali, queste piccole storie sono pronte ad accompagnarci nello scorrere delle giornate: non a caso sono sette, come i giorni della settimana!
Sette piccole storie raccoglie racconti di vita apparentemente diversi, ma legati da un sentimento di rivalsa e di crescita. Sono storie di trasformazione, come quella che comporta l’incontro tra Carrozzo e Carmelina, un maresciallo e una medium; storie di rinascita, come succede a Sergio quando trova il coraggio di denunciare le molestie sessuali subite fino alla maturità in un istituto religioso; storie di riscoperta di sé, come accade a Mario dopo il suo cammino verso Santiago de Compostela. Sensibili, ironiche, talvolta malinconiche o paradossali, queste piccole storie sono pronte ad accompagnarci nello scorrere delle giornate: non a caso sono sette, come i giorni della settimana!
Un uomo sulla mezza età non sopporta più il rumore. Questo mondo chiassoso e aggressivo, così diverso dal futuro che immaginava da ragazzo, ormai lo opprime. Decide di mollare tutto, lascia Roma e si rifugia su una minuscola isola della laguna di Venezia. Ma quando pensa di aver trovato il suo nascondiglio, una macabra scoperta lo obbliga a ripercorrere il viaggio a ritroso. Con ritmo, suspense e uno sguardo impietoso sulla società di oggi, Silenzio racconta come sia impossibile nascondersi da una vita che, in un modo o nell’altro, presenta sempre il conto.
Collane, Echos, In vetrina, Narrativa
Un uomo sulla mezza età non sopporta più il rumore. Questo mondo chiassoso e aggressivo, così diverso dal futuro che immaginava da ragazzo, ormai lo opprime. Decide di mollare tutto, lascia Roma e si rifugia su una minuscola isola della laguna di Venezia. Ma quando pensa di aver trovato il suo nascondiglio, una macabra scoperta lo obbliga a ripercorrere il viaggio a ritroso. Con ritmo, suspense e uno sguardo impietoso sulla società di oggi, Silenzio racconta come sia impossibile nascondersi da una vita che, in un modo o nell’altro, presenta sempre il conto.