L’altro lato del mio mare è uno spazio interiore in cui si cela quello che potremmo essere, è il luogo dove albergano le nostre potenzialità inespresse. Incapace di integrarsi con il resto della società a causa di un grave trauma infantile, il protagonista vive le sue giornate in uno stato di apatia e assenza. Tra ricoveri in ospedale psichiatrico e giornate passate in terrazzo a giocare con l’aquilone, le poche persone a cui è consentito l’accesso alla propria vita sono quelle che condividono con lui un’esistenza ai margini. L’incontro con Mia, ragazza libica immigrata in Italia, sarà la scintilla che lo porterà a riscoprirsi presente. Quando, dopo l’ennesima crisi, il protagonista perderà ogni sua traccia, si troverà a compiere atti di inaspettato coraggio pur di rintracciarla, coinvolgendo gli amici e abbandonando quell’alibi di malattia dietro il quale si era sempre rifugiato. La ricerca di Mia lo porterà a scontrarsi col mondo e a intraprendere un percorso che, forse, lo porterà a divenire se stesso.
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L’altro lato del mio mare è uno spazio interiore in cui si cela quello che potremmo essere, è il luogo dove albergano le nostre potenzialità inespresse. Incapace di integrarsi con il resto della società a causa di un grave trauma infantile, il protagonista vive le sue giornate in uno stato di apatia e assenza. Tra ricoveri in ospedale psichiatrico e giornate passate in terrazzo a giocare con l’aquilone, le poche persone a cui è consentito l’accesso alla propria vita sono quelle che condividono con lui un’esistenza ai margini. L’incontro con Mia, ragazza libica immigrata in Italia, sarà la scintilla che lo porterà a riscoprirsi presente. Quando, dopo l’ennesima crisi, il protagonista perderà ogni sua traccia, si troverà a compiere atti di inaspettato coraggio pur di rintracciarla, coinvolgendo gli amici e abbandonando quell’alibi di malattia dietro il quale si era sempre rifugiato. La ricerca di Mia lo porterà a scontrarsi col mondo e a intraprendere un percorso che, forse, lo porterà a divenire se stesso.
Pietro è un animale. È questo che gli hanno fatto credere in famiglia sin da quando era bambino. Trasferitosi con la famiglia in un paesino di campagna, giungerà alla scoperta della sua vera natura e alla faticosa transizione dall’inumano all’umano che ogni uomo è tenuto a compiere da solo. Surreale e visionario, L’animale è un romanzo di formazione sulla condizione umana.
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Pietro è un animale. È questo che gli hanno fatto credere in famiglia sin da quando era bambino. Trasferitosi con la famiglia in un paesino di campagna, giungerà alla scoperta della sua vera natura e alla faticosa transizione dall’inumano all’umano che ogni uomo è tenuto a compiere da solo. Surreale e visionario, L’animale è un romanzo di formazione sulla condizione umana.
Assistere può essere un verbo intransitivo (essere presente a uno spettacolo, a una conferenza), o transitivo (stare vicino a qualcuno per aiutarlo, per soccorrerlo). Anche se usiamo questo verbo con disinvoltura, raramente ci soffermiamo a pensare che il suo significato può essere antitetico. Per esempio: i passanti assistono all’incidente, ma nessuno di loro assiste i feriti. L’assistenza, pertanto, può essere tanto indifferente e distaccata, quanto partecipe e solidale. L’assistente, quindi, può essere qualcuno che assiste persone bisognose o una persona che osserva il passaggio di un corteo e se ci soffermiamo un momento a considerare l’ambivalenza di questa parola, ci accorgiamo che questo verbo è un’espressione più divergente di quanto l’abitudine predisponga. Ed è proprio partendo da questa ambivalenza che è nato questo gioco, con il quale Rodolfo Traversa si è divertito a immaginare aspetti di assistenza bislacchi, paradossali e sarcastici, che non intendono dileggiare l’aspetto transitivo dell’assistere, né irridere coloro che hanno fatto dell’assistenza la loro professione.
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Assistere può essere un verbo intransitivo (essere presente a uno spettacolo, a una conferenza), o transitivo (stare vicino a qualcuno per aiutarlo, per soccorrerlo). Anche se usiamo questo verbo con disinvoltura, raramente ci soffermiamo a pensare che il suo significato può essere antitetico. Per esempio: i passanti assistono all’incidente, ma nessuno di loro assiste i feriti. L’assistenza, pertanto, può essere tanto indifferente e distaccata, quanto partecipe e solidale. L’assistente, quindi, può essere qualcuno che assiste persone bisognose o una persona che osserva il passaggio di un corteo e se ci soffermiamo un momento a considerare l’ambivalenza di questa parola, ci accorgiamo che questo verbo è un’espressione più divergente di quanto l’abitudine predisponga. Ed è proprio partendo da questa ambivalenza che è nato questo gioco, con il quale Rodolfo Traversa si è divertito a immaginare aspetti di assistenza bislacchi, paradossali e sarcastici, che non intendono dileggiare l’aspetto transitivo dell’assistere, né irridere coloro che hanno fatto dell’assistenza la loro professione.
Giada e Demetrio sono appassionati di sci alpinismo. Entrambi stressati dalla routine lavorativa, trovano nelle loro gite ad alta quota la più grande fonte di svago e di libertà. La meta di quella giornata primaverile, che lascia presagire il rischio di slavine dovuto alle temperature non più invernali, è Punta Adami, un punto poco battuto nelle Valli di Lanzo. Lo scopo dei novelli sposi è incidere i loro nomi sulla croce d’acciaio incastonata nella roccia. Nei dintorni della Roccia Nera, però, gli eventi prendono una piega sinistra e misteriosa: Giada viene dirottata in un viaggio nel viaggio, tornando indietro nel tempo e scoprendo un passato, o ben più di uno, in procinto di ripresentarsi. Quando riuscirà a tornare al presente, non ancora convinta di essersi lasciata soltanto trasportare dall’immaginazione e dalla suggestività del luogo, capirà ciò che davvero è successo e, finalmente, le si aprirà la possibilità di vivere la propria vita nella libertà più assoluta, purché con Demetrio al proprio fianco.
Giada e Demetrio sono appassionati di sci alpinismo. Entrambi stressati dalla routine lavorativa, trovano nelle loro gite ad alta quota la più grande fonte di svago e di libertà. La meta di quella giornata primaverile, che lascia presagire il rischio di slavine dovuto alle temperature non più invernali, è Punta Adami, un punto poco battuto nelle Valli di Lanzo. Lo scopo dei novelli sposi è incidere i loro nomi sulla croce d’acciaio incastonata nella roccia. Nei dintorni della Roccia Nera, però, gli eventi prendono una piega sinistra e misteriosa: Giada viene dirottata in un viaggio nel viaggio, tornando indietro nel tempo e scoprendo un passato, o ben più di uno, in procinto di ripresentarsi. Quando riuscirà a tornare al presente, non ancora convinta di essersi lasciata soltanto trasportare dall’immaginazione e dalla suggestività del luogo, capirà ciò che davvero è successo e, finalmente, le si aprirà la possibilità di vivere la propria vita nella libertà più assoluta, purché con Demetrio al proprio fianco.
Bisanti è, prima che “esageratore”, un novello prosatore d’arte: di quella scuola estinta, fra Cecchi e Cardarelli, che sfornava e formava poeti della prosa. Osservatori del reale, cesellatori di frasi che di quel reale stanano e fissano i dettagli. È una questione di sguardo: e Bisanti (autore, non a caso, anche di versi; alcuni ne lascia cadere anche fra queste pagine) guarda, contempla, scruta. La sua “esagerazione” sta anche nell’intensificare una sequenza fittissima di particolari che entrano nel suo campo visivo, e che prende a cuore.
(Paolo Di Paolo)
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Bisanti è, prima che “esageratore”, un novello prosatore d’arte: di quella scuola estinta, fra Cecchi e Cardarelli, che sfornava e formava poeti della prosa. Osservatori del reale, cesellatori di frasi che di quel reale stanano e fissano i dettagli. È una questione di sguardo: e Bisanti (autore, non a caso, anche di versi; alcuni ne lascia cadere anche fra queste pagine) guarda, contempla, scruta. La sua “esagerazione” sta anche nell’intensificare una sequenza fittissima di particolari che entrano nel suo campo visivo, e che prende a cuore.
(Paolo Di Paolo)
Un viaggio, soprattutto interiore, che porterà Margherita a interrogarsi sul significato della fede e della religione. Una morte accidentale della quale si sente un’involontaria responsabile, un aborto spontaneo, un amore difficile e doloroso e l’aura misteriosa che aleggia intorno a Isaia, il barbone la cui presenza è costante nei momenti più importanti della protagonista. Desiderosa di fuggire dal suo piccolo quartiere di Milano che la opprime con la sua staticità, decide di partire per Londra, che si rivela così estranea da farle rimpiangere la sicurezza del suo nido. Tormentata da domande troppo difficili, si ritrova in Israele, immersa nella sua spiritualità, e finisce in Turchia per mettere da parte se stessa e aiutare gli altri. Sarà il ritorno al punto di partenza a farle scoprire quanto davvero sia andata oltre, cosa abbia portato con sé e a cosa, invece, sia stata disposta a rinunciare.
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Un viaggio, soprattutto interiore, che porterà Margherita a interrogarsi sul significato della fede e della religione. Una morte accidentale della quale si sente un’involontaria responsabile, un aborto spontaneo, un amore difficile e doloroso e l’aura misteriosa che aleggia intorno a Isaia, il barbone la cui presenza è costante nei momenti più importanti della protagonista. Desiderosa di fuggire dal suo piccolo quartiere di Milano che la opprime con la sua staticità, decide di partire per Londra, che si rivela così estranea da farle rimpiangere la sicurezza del suo nido. Tormentata da domande troppo difficili, si ritrova in Israele, immersa nella sua spiritualità, e finisce in Turchia per mettere da parte se stessa e aiutare gli altri. Sarà il ritorno al punto di partenza a farle scoprire quanto davvero sia andata oltre, cosa abbia portato con sé e a cosa, invece, sia stata disposta a rinunciare.
«L’Inferno sono gli altri» scriveva Jean Paul Sartre. Perché negli occhi degli altri si vede la propria immagine riflessa, si scorgono ferite che non si vorrebbe vedere, si è costretti a riconoscere, nel proprio stare al mondo, l’inadeguatezza, l’imbarazzo di vivere, le pose grottesche di un attore involontario. La bellezza di Guillaume D. ha una ferita da cui è difficile distogliere lo sguardo: è il suo cognome, quello di un padre famoso, icona del cinema francese e mondiale, immagine insuperabile di forza, di successo, di virilità. Guillaume è un poeta. È un uomo generoso, sensibile, delicato; è diverso dal padre, ma la sua somiglianza con lui lo condanna a fuggire da se stesso, dal suo corpo che lo accusa, e che diventa perciò oggetto di martirio. Guillaume si perde e si ritrova, cerca aiuto nel vino, nella droga, sempre alla ricerca del dolore, della perdita di sé, di una semplicità di sguardo che è la sua. In un romanzo dalle forti componenti autobiografiche, l’artista Francesca Dosi ci racconta del suo rapporto con Guillaume Depardieu, dell’affinità elettiva che ha legato i loro percorsi artistici, della giovane promessa di un amore.
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«L’Inferno sono gli altri» scriveva Jean Paul Sartre. Perché negli occhi degli altri si vede la propria immagine riflessa, si scorgono ferite che non si vorrebbe vedere, si è costretti a riconoscere, nel proprio stare al mondo, l’inadeguatezza, l’imbarazzo di vivere, le pose grottesche di un attore involontario. La bellezza di Guillaume D. ha una ferita da cui è difficile distogliere lo sguardo: è il suo cognome, quello di un padre famoso, icona del cinema francese e mondiale, immagine insuperabile di forza, di successo, di virilità. Guillaume è un poeta. È un uomo generoso, sensibile, delicato; è diverso dal padre, ma la sua somiglianza con lui lo condanna a fuggire da se stesso, dal suo corpo che lo accusa, e che diventa perciò oggetto di martirio. Guillaume si perde e si ritrova, cerca aiuto nel vino, nella droga, sempre alla ricerca del dolore, della perdita di sé, di una semplicità di sguardo che è la sua. In un romanzo dalle forti componenti autobiografiche, l’artista Francesca Dosi ci racconta del suo rapporto con Guillaume Depardieu, dell’affinità elettiva che ha legato i loro percorsi artistici, della giovane promessa di un amore.
Durante un trasloco capita di imbattersi per caso in vecchi oggetti di cui si ignorava l’esistenza. Olimpia Santi ritrova per caso lettere d’amore e spartiti musicali, regali misteriosi indirizzati a sua madre da un certo Emilio, nascosti per anni dentro la sua casa, dietro un quadro, o tra le pagine di un libro mai aperto. Indagando sulla vita sentimentale della madre, Olimpia sarà costretta a riscrivere completamente la sua storia, familiare e personale, presente e futura, accompagnata da bellissime canzoni che nessuno ha cantato per anni.
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Durante un trasloco capita di imbattersi per caso in vecchi oggetti di cui si ignorava l’esistenza. Olimpia Santi ritrova per caso lettere d’amore e spartiti musicali, regali misteriosi indirizzati a sua madre da un certo Emilio, nascosti per anni dentro la sua casa, dietro un quadro, o tra le pagine di un libro mai aperto. Indagando sulla vita sentimentale della madre, Olimpia sarà costretta a riscrivere completamente la sua storia, familiare e personale, presente e futura, accompagnata da bellissime canzoni che nessuno ha cantato per anni.
Sfogliando le pagine della raccolta, ci immergiamo tra le meraviglie e i profumi delle terre siciliane, per ritrovarci poi a vagare nello spazio o nei luoghi indefiniti del sogno. Ci lasciamo travolgere dalla nostalgia per un passato incantevole e poi ci ritroviamo in un futuro spaventoso, in cui le forze dell’ordine inseguono e arrestano coloro che sono ancora in grado di provare emozioni, che in questa nuova visione del mondo rappresentano il rischio di distruzione del genere umano. Abbandonandosi spesso a toni poetici e spaziando tra continui riferimenti letterari e filosofici, si snodano i trentacinque racconti di una raccolta, il cui stesso titolo è un omaggio a un capolavoro letterario quale Moby Dick.
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Sfogliando le pagine della raccolta, ci immergiamo tra le meraviglie e i profumi delle terre siciliane, per ritrovarci poi a vagare nello spazio o nei luoghi indefiniti del sogno. Ci lasciamo travolgere dalla nostalgia per un passato incantevole e poi ci ritroviamo in un futuro spaventoso, in cui le forze dell’ordine inseguono e arrestano coloro che sono ancora in grado di provare emozioni, che in questa nuova visione del mondo rappresentano il rischio di distruzione del genere umano. Abbandonandosi spesso a toni poetici e spaziando tra continui riferimenti letterari e filosofici, si snodano i trentacinque racconti di una raccolta, il cui stesso titolo è un omaggio a un capolavoro letterario quale Moby Dick.
I racconti “obbligati” di La catena di montaggio della mente partono da situazioni quotidiane riprese da una prospettiva nuova, distorta, che proprio in virtù di questa anomalia raggiungono dimensioni profonde, nascoste dietro le apparenze più ordinarie della realtà. Il tutto scandito da una scrittura ricercata e originale, che nella sua esattezza cerca una fusione tra immagini fortemente vivide e una sapiente musicalità.
I racconti “obbligati” di La catena di montaggio della mente partono da situazioni quotidiane riprese da una prospettiva nuova, distorta, che proprio in virtù di questa anomalia raggiungono dimensioni profonde, nascoste dietro le apparenze più ordinarie della realtà. Il tutto scandito da una scrittura ricercata e originale, che nella sua esattezza cerca una fusione tra immagini fortemente vivide e una sapiente musicalità.
La Compagnia della Luna Nuova racconta la storia di cinque ragazzi che fanno parte di una compagnia di teatro amatoriale. Personalità diverse unite da una grande passione e da un forte senso di appartenenza al gruppo. Ragazzi normali, incapaci di tenere un segreto, elettrizzati per nuove scoperte, alle prese con i primi amori, con sogni e desideri da realizzare. Un giorno si sparge la voce di un concorso cui i ragazzi decidono di partecipare. Scegliere lo spettacolo incontrerà piccole e grandi difficoltà che verranno superate anche con l’aiuto e la saggezza di personaggi come Elda, l’anziana costumista e Giornata, un aiutante tutto fare che sul più bello trova sempre una soluzione sbalorditiva per ogni quesito. A vincere saranno i sentimenti di fratellanza, l’amore per la vita e il rispetto verso gli altri.
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La Compagnia della Luna Nuova racconta la storia di cinque ragazzi che fanno parte di una compagnia di teatro amatoriale. Personalità diverse unite da una grande passione e da un forte senso di appartenenza al gruppo. Ragazzi normali, incapaci di tenere un segreto, elettrizzati per nuove scoperte, alle prese con i primi amori, con sogni e desideri da realizzare. Un giorno si sparge la voce di un concorso cui i ragazzi decidono di partecipare. Scegliere lo spettacolo incontrerà piccole e grandi difficoltà che verranno superate anche con l’aiuto e la saggezza di personaggi come Elda, l’anziana costumista e Giornata, un aiutante tutto fare che sul più bello trova sempre una soluzione sbalorditiva per ogni quesito. A vincere saranno i sentimenti di fratellanza, l’amore per la vita e il rispetto verso gli altri.
«Garrapa guarda al mondo con l’occhio lucido e curioso di un filosofo, e poi ce lo racconta con voce di poeta».
Paolo Zardi
La cosa sta lì, in una stanza chiusa: qualcuno, dopo averla vista, ride a crepapelle, altri sono presi da un malore, tutti la amano, ma nessuno riesce a dire che cosa è: è la perfezione impossibile di un giardino incolto, neanche il ricordo può farne una copia all’altezza; è il colloquio paradossale, intimo e al tempo stesso distaccato, tra un paziente e il suo analista; è l’incontro tanto atteso tra un amante e un’amata, quando le parole dette vengono strangolate da pensieri ossessivi, un dialogo interiore troppo rumoroso per poter udire una dichiarazione d’amore. La sorprendente creatività di Gianluca Garrapa si ramifica tra le pagine di venti racconti, inarrestabile e infestante come una pianta di gramigna.
Narrativa, Officina, Officina Ensemble
«Garrapa guarda al mondo con l’occhio lucido e curioso di un filosofo, e poi ce lo racconta con voce di poeta».
Paolo Zardi
La cosa sta lì, in una stanza chiusa: qualcuno, dopo averla vista, ride a crepapelle, altri sono presi da un malore, tutti la amano, ma nessuno riesce a dire che cosa è: è la perfezione impossibile di un giardino incolto, neanche il ricordo può farne una copia all’altezza; è il colloquio paradossale, intimo e al tempo stesso distaccato, tra un paziente e il suo analista; è l’incontro tanto atteso tra un amante e un’amata, quando le parole dette vengono strangolate da pensieri ossessivi, un dialogo interiore troppo rumoroso per poter udire una dichiarazione d’amore. La sorprendente creatività di Gianluca Garrapa si ramifica tra le pagine di venti racconti, inarrestabile e infestante come una pianta di gramigna.