L’agguato dei giorni

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La nuova raccolta poetica di Marina Baldoni.

«L’aspetto più evidente è il tratto nervoso, ma ordinato, che vuol dire l’accumulo, spesso spezzato o frastagliato, sempre analitico però, sempre dentro una logica di immagini e significati. Ci sono sempre più “cose” o concetti, sempre molteplici direzioni, in ogni raggruppamento strofico, che mostrano un “centro” del discorso (e forse di sé) al quale non si può mirare dritto, ma soltanto circoscriverne la collocazione, tra i fatti e l’interiorità, a volte ancora segnata dall’incertezza. È il suo modo di scrivere, incalzante (incalzato), come a liberarsi o a portarsi altrove da una quotidianità non gratificante, ma con arresti e ripensamenti, cosciente che senza la quotidianità non c’è memoria».

Gian Mario Villalta

Marina Baldoni (Loreto, 1962) ha pubblicato tre raccolte di poesie: In un angolo del Mare (2010), Fili di Sale (2011) e Alogenuri d’argento (2020). Da alcuni anni frequenta la Scuola di Cultura e Scrittura poetica “Sibilla Aleramo”, fondata e diretta dal prof. Umberto Piersanti.

Author:Marina Baldoni

1 review for L’agguato dei giorni

  1. Nora De Giacomo

    È un viaggio unico quello vissuto tra le pagine de “L’agguato del giorni”, dentro le immagini e l’intenso sentire di Marina Baldoni.
    Una profonda immersione in cui la penna dell’autrice ci porta alla scoperta di una affascinante dualità: da un lato, un’anima che fluttua quasi inerme tra il tempo presente e paesaggi di memorie, nelle malinconie, nelle distanze, nei ritorni, nei “piccoli schianti del petto”; dall’altro, una presenza più ferma, che resta “dritta in piedi”, sapiente nel tenere tutto insieme, custode di un cuore troppo esposto, risoluta nello scegliere di essere “forte abbastanza da non diventarsi l’ennesima prigione”. C’è vita, c’è passione, c’è dolore in questi versi e talvolta anche “bisogno di vuoto”. Ma non si avverte un senso di vuoto totale, mai un senso di perdita senza possibilità di ritorno. E tra le tessere di questo mosaico di esperienze, a volte basta un improvviso “odore buono di gelsomini e notte” perché riaffiori una sensazione salvifica che fa respirare la vita.
    Di grande valore artistico è il lavoro sul linguaggio, sempre evocativo, sulla punteggiatura, sulla singola parola, sulla resa musicale di ogni componimento.
     

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