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Primo Levi è stato uno degli autori più complessi della letteratura italiana del Novecento. La sua produzione, spesso associata solamente all’esperienza della Shoah e all’epica della testimonianza, consta, in realtà, di opere di diverso genere e registro. I contributi di questo volume concorrono a mettere in luce aspetti peculiari di questa poetica, indicando al contempo ulteriori itinerari d’indagine al fine di esortare una riflessione costante intorno a un autore che, forse più di ogni altro, necessita di essere sempre conosciuto e riconosciuto.
Libro a cura di Maria Antonietta Garullo, Paolo Rigo e Laura Toppan
Primo Levi è stato uno degli autori più complessi della letteratura italiana del Novecento. La sua produzione, spesso associata solamente all’esperienza della Shoah e all’epica della testimonianza, consta, in realtà, di opere di diverso genere e registro. I contributi di questo volume concorrono a mettere in luce aspetti peculiari di questa poetica, indicando al contempo ulteriori itinerari d’indagine al fine di esortare una riflessione costante intorno a un autore che, forse più di ogni altro, necessita di essere sempre conosciuto e riconosciuto.
Libro a cura di Maria Antonietta Garullo, Paolo Rigo e Laura Toppan
Questo libro nasce per celebrare il centodecimo anno dalla morte del filosofo e poeta goriziano Carlo Michelstaedter, avvenuta il 17 ottobre 1910. Da quella tragica data ne è passata, di acqua sotto i ponti, così come numerose sono state le versioni che si sono succedute sulla sua morte: per il senso comune – e fino a prova contraria – avvenuta per suicidio, con due colpi d’arma da fuoco che il filosofo si è sparato alla tempia; partiti proprio da quella rivoltella sottratta all’amico ‘Rico Mreule prima che salpasse per l’Argentina. Nei testi di Michelstaedter non c’è traccia di predeterminazione al gesto fatale, come invece ha affermato Giovanni Papini parlando di “suicidio metafisico”. Quello che c’era sicuramente era la malattia fisica, venerea: la sifilide, che all’ultimo stadio porta alla pazzia, in un tempo in cui le cure erano forse più dannose della patologia stessa. E Carlo lo sapeva bene, quello che gli stava accadendo. In questo volume si vuole riportare a galla una verità che è stata messa a tacere per troppo tempo; la mancanza della quale ha fatto sì che il giovane Michelstaedter passasse alla storia come “filosofo della morte” o “esistenzialista depresso” e non per la sua accettazione piena del dolore, esperita ed espressa in un altruismo cosmico e radicale. È bene rimettere insieme i tasselli mancanti, dando il quadro completo di un giovane uomo che ha accettato il suo destino fino all’ultimo: fino a che l’allucinazione, la follia, non hanno preso il sopravvento.
Collane, In vetrina, Pamphlet, Saggistica
Questo libro nasce per celebrare il centodecimo anno dalla morte del filosofo e poeta goriziano Carlo Michelstaedter, avvenuta il 17 ottobre 1910. Da quella tragica data ne è passata, di acqua sotto i ponti, così come numerose sono state le versioni che si sono succedute sulla sua morte: per il senso comune – e fino a prova contraria – avvenuta per suicidio, con due colpi d’arma da fuoco che il filosofo si è sparato alla tempia; partiti proprio da quella rivoltella sottratta all’amico ‘Rico Mreule prima che salpasse per l’Argentina. Nei testi di Michelstaedter non c’è traccia di predeterminazione al gesto fatale, come invece ha affermato Giovanni Papini parlando di “suicidio metafisico”. Quello che c’era sicuramente era la malattia fisica, venerea: la sifilide, che all’ultimo stadio porta alla pazzia, in un tempo in cui le cure erano forse più dannose della patologia stessa. E Carlo lo sapeva bene, quello che gli stava accadendo. In questo volume si vuole riportare a galla una verità che è stata messa a tacere per troppo tempo; la mancanza della quale ha fatto sì che il giovane Michelstaedter passasse alla storia come “filosofo della morte” o “esistenzialista depresso” e non per la sua accettazione piena del dolore, esperita ed espressa in un altruismo cosmico e radicale. È bene rimettere insieme i tasselli mancanti, dando il quadro completo di un giovane uomo che ha accettato il suo destino fino all’ultimo: fino a che l’allucinazione, la follia, non hanno preso il sopravvento.
Storie, aneddoti, riflessioni e suggerimenti per vivere al meglio, traendo qualcosa di positivo da ogni esperienza anche triste o logorante. Il messaggio dell’autore è un messaggio universale, che rivela un profondo amore per la vita e per il prossimo e auspica un’apertura dei popoli sulla via del multiculturalismo. Oumar Syr Sene prende in considerazione diversi casi e vite che possano donare al lettore un insegnamento profondo e tocca argomenti importanti e senza tempo come la religione, la nostalgia, l’amore, il perdono, fino ad arrivare ai temi caldi per la società attuale, come la violenza sulle donne e la guerra. Sfogliando le pagine di questo libro, passiamo dal caso della morte di Amy Winehouse alla storia di un cardinale che scopre di avere un figlio, dalle pene di un uomo distrutto per la fine della sua storia d’amore alla vicenda di un ragazzo che inizia a conoscere il nonno attraverso i suoi scritti, che finiscono per trasmettergli la nostalgia per una terra mai vista, la Sicilia.
Storie, aneddoti, riflessioni e suggerimenti per vivere al meglio, traendo qualcosa di positivo da ogni esperienza anche triste o logorante. Il messaggio dell’autore è un messaggio universale, che rivela un profondo amore per la vita e per il prossimo e auspica un’apertura dei popoli sulla via del multiculturalismo. Oumar Syr Sene prende in considerazione diversi casi e vite che possano donare al lettore un insegnamento profondo e tocca argomenti importanti e senza tempo come la religione, la nostalgia, l’amore, il perdono, fino ad arrivare ai temi caldi per la società attuale, come la violenza sulle donne e la guerra. Sfogliando le pagine di questo libro, passiamo dal caso della morte di Amy Winehouse alla storia di un cardinale che scopre di avere un figlio, dalle pene di un uomo distrutto per la fine della sua storia d’amore alla vicenda di un ragazzo che inizia a conoscere il nonno attraverso i suoi scritti, che finiscono per trasmettergli la nostalgia per una terra mai vista, la Sicilia.
Piccola personale lezione di… poesia
Questo libro ha come argomento la poesia e questo già potrebbe produrre una certa diffusa ritrosia a sfogliarlo. In realtà, non è una raccolta di testi poetici, pur citandone alcuni, ma una proposta di percezione più vicina e familiare del testo poetico. Non è però neppure un saggio e vaga tra passaggi narrativi attraverso memorie personali, musica, affettività, passato e attualità. Ha come destinatari finali i ragazzi delle scuole medie e superiori, ma attraverso gli adulti: docenti, studenti universitari e anche coloro che seguono oggi i ragazzi o ritornano in un tempo più maturo a riaccordare qualche nota poetica trattenuta e conservata. Suggerisce qualche metodo forse artigianale, dove fondamenti formativi si intrecciano con vissuto professionale e umano dell’autore, a contatto coi ragazzi per molti anni come docente; ma solo perché, in questo modo, si possa meglio cogliere l’essenza intuitiva di un verso. Forse è un testo dedicato ai ragazzi per essere stato ragazzo, in un tempo diverso, chi l’ha scritto e per aver avuto l’occasione di trascorrerne tanto a cogliere quello di diverse generazioni. Forse perché la poesia è in loro e fa parte della loro vita, più di quanto essi stessi e noi adulti pensiamo. Forse perché c’è poesia, come impressione immaginaria e vera, anche quando in noi e nel mondo tace o è accantonata.
La poesia di Ensemble, Pamphlet, Saggistica, Varia
Piccola personale lezione di… poesia
Questo libro ha come argomento la poesia e questo già potrebbe produrre una certa diffusa ritrosia a sfogliarlo. In realtà, non è una raccolta di testi poetici, pur citandone alcuni, ma una proposta di percezione più vicina e familiare del testo poetico. Non è però neppure un saggio e vaga tra passaggi narrativi attraverso memorie personali, musica, affettività, passato e attualità. Ha come destinatari finali i ragazzi delle scuole medie e superiori, ma attraverso gli adulti: docenti, studenti universitari e anche coloro che seguono oggi i ragazzi o ritornano in un tempo più maturo a riaccordare qualche nota poetica trattenuta e conservata. Suggerisce qualche metodo forse artigianale, dove fondamenti formativi si intrecciano con vissuto professionale e umano dell’autore, a contatto coi ragazzi per molti anni come docente; ma solo perché, in questo modo, si possa meglio cogliere l’essenza intuitiva di un verso. Forse è un testo dedicato ai ragazzi per essere stato ragazzo, in un tempo diverso, chi l’ha scritto e per aver avuto l’occasione di trascorrerne tanto a cogliere quello di diverse generazioni. Forse perché la poesia è in loro e fa parte della loro vita, più di quanto essi stessi e noi adulti pensiamo. Forse perché c’è poesia, come impressione immaginaria e vera, anche quando in noi e nel mondo tace o è accantonata.
Esimdé è una raccolta di reportage geopoetici che Christian Eccher ha scritto per quotidiani e riviste serbi e italiani. Al centro dell’attenzione del reporter ci sono i paesi del Caucaso, dell’Asia Centrale e di alcune regioni della Federazione Russa quasi sconosciute in Occidente, che costituiscono il punto di incontro di popoli e culture, l’incrocio fra Oriente e Occidente, la faglia di scontro fra imperi ormai scomparsi ma ancora presenti nell’immaginario collettivo delle genti protagoniste indiscusse di questo libro. Terre di frontiera, come di frontiera è la scrittura dell’autore, a cavallo fra reportage giornalistico e prosa d’autore, fra descrizione analitica e letteratura.
Esimdé è una raccolta di reportage geopoetici che Christian Eccher ha scritto per quotidiani e riviste serbi e italiani. Al centro dell’attenzione del reporter ci sono i paesi del Caucaso, dell’Asia Centrale e di alcune regioni della Federazione Russa quasi sconosciute in Occidente, che costituiscono il punto di incontro di popoli e culture, l’incrocio fra Oriente e Occidente, la faglia di scontro fra imperi ormai scomparsi ma ancora presenti nell’immaginario collettivo delle genti protagoniste indiscusse di questo libro. Terre di frontiera, come di frontiera è la scrittura dell’autore, a cavallo fra reportage giornalistico e prosa d’autore, fra descrizione analitica e letteratura.
Il fuoco sacro della poesia. Conversazioni con Maria Luisa Spaziani è una raccolta di interviste a cura di Leone D’Ambrosio.
Maria Luisa Spaziani è stata sicuramente la protagonista assoluta della poesia del secondo Novecento non solo italiano. Tanto è stato scritto su di lei e sulla sua poesia, non sempre però si è cercato d’intraprendere un viaggio, fondamentale, assieme al poeta per ritrovare la sua compostezza e la sua identità. Per questo Leone D’Ambrosio, poeta anch’egli, ha pensato di riunire, senza rispettare una cronologia di apparizione, piuttosto per continuità tematica, apportando qualche lieve modifica e l’aggiunta dalle registrazioni di alcuni inediti, le interviste più significative pubblicate durante la loro ultradecennale amicizia.
Gli anni di riferimento riguardano dal 2005 al 2014 e non comprendono le recensioni ai suoi libri.
Catalogo, Pamphlet, Saggistica
Il fuoco sacro della poesia. Conversazioni con Maria Luisa Spaziani è una raccolta di interviste a cura di Leone D’Ambrosio.
Maria Luisa Spaziani è stata sicuramente la protagonista assoluta della poesia del secondo Novecento non solo italiano. Tanto è stato scritto su di lei e sulla sua poesia, non sempre però si è cercato d’intraprendere un viaggio, fondamentale, assieme al poeta per ritrovare la sua compostezza e la sua identità. Per questo Leone D’Ambrosio, poeta anch’egli, ha pensato di riunire, senza rispettare una cronologia di apparizione, piuttosto per continuità tematica, apportando qualche lieve modifica e l’aggiunta dalle registrazioni di alcuni inediti, le interviste più significative pubblicate durante la loro ultradecennale amicizia.
Gli anni di riferimento riguardano dal 2005 al 2014 e non comprendono le recensioni ai suoi libri.
Nuova edizione di questo piccolo saggio sul mondo del giornalismo di Miriam Mafai, una delle voci più importanti della stampa italiana.
Accesso alla professione, pervasività del potere politico, conformismo e docilità di tanti di noi nell’accettazione di questo potere, ruolo preminente della pubblicità, distinzione di ruolo e di gerarchia tra il giornalista “cartaceo” e quello che opera prevalentemente sul web: oggi poco è cambiato. Il che la dice lunga sulla lucidità di chi ha scritto questo testo ma anche, ahimè, sull’immobilismo della nostra informazione.
Catalogo, Home page, Pamphlet, Saggistica
Nuova edizione di questo piccolo saggio sul mondo del giornalismo di Miriam Mafai, una delle voci più importanti della stampa italiana.
Accesso alla professione, pervasività del potere politico, conformismo e docilità di tanti di noi nell’accettazione di questo potere, ruolo preminente della pubblicità, distinzione di ruolo e di gerarchia tra il giornalista “cartaceo” e quello che opera prevalentemente sul web: oggi poco è cambiato. Il che la dice lunga sulla lucidità di chi ha scritto questo testo ma anche, ahimè, sull’immobilismo della nostra informazione.
Giaime Pintor (1919-1943), morto a soli ventiquattro anni a causa di una mina, divenne presto simbolo di quei giovani che, maturati sotto il fascismo, si trovarono nel 1943 a dover scegliere da quale parte stare. Accompagnato da un profilo critico, il volume ne ripercorre la vita, sottolineando come ancora oggi Pintor sia al centro di un forte dibattito capace di coinvolgere non soltanto la sua persona, ma una intera generazione di antifascisti del dopoguerra. Questa nuova edizione presenta Il sangue d’Europa, collezione degli scritti letterari e politici, insieme al raro saggio su Nietzsche destinato all’introduzione di Considerazioni sulla storia, tradotto dalla cugina Lia Pinna Pintor.
Giaime Pintor (1919-1943), morto a soli ventiquattro anni a causa di una mina, divenne presto simbolo di quei giovani che, maturati sotto il fascismo, si trovarono nel 1943 a dover scegliere da quale parte stare. Accompagnato da un profilo critico, il volume ne ripercorre la vita, sottolineando come ancora oggi Pintor sia al centro di un forte dibattito capace di coinvolgere non soltanto la sua persona, ma una intera generazione di antifascisti del dopoguerra. Questa nuova edizione presenta Il sangue d’Europa, collezione degli scritti letterari e politici, insieme al raro saggio su Nietzsche destinato all’introduzione di Considerazioni sulla storia, tradotto dalla cugina Lia Pinna Pintor.
Queste riflessioni sul linguaggio e sul viaggio, sul viaggio nel linguaggio, sul linguaggio del viaggio nel tempo e nello spazio, sono nate nel corso degli anni grazie all’esperienza di vita e di lavoro dell’autrice, che si è dedicata a lungo alla rivista «Lettera Internazionale», nata nel 1984, grazie al fondatore praghese Antonin Liehm e a quello italiano Federico Coen. La percezione “creativa” di un luogo si ha attraverso il movimento, il viaggio, il passaggio e attraverso la lingua che si parla. È il linguaggio che ci permette di attivare le nostre esperienze, suggerendoci la necessità di avere sempre un buon punto di osservazione. Il volume è composto da un’alternanza tra considerazioni sulla lingua che parliamo, e con cui costruiamo il mondo che ci circonda, e brevi reportage di viaggio.
Queste riflessioni sul linguaggio e sul viaggio, sul viaggio nel linguaggio, sul linguaggio del viaggio nel tempo e nello spazio, sono nate nel corso degli anni grazie all’esperienza di vita e di lavoro dell’autrice, che si è dedicata a lungo alla rivista «Lettera Internazionale», nata nel 1984, grazie al fondatore praghese Antonin Liehm e a quello italiano Federico Coen. La percezione “creativa” di un luogo si ha attraverso il movimento, il viaggio, il passaggio e attraverso la lingua che si parla. È il linguaggio che ci permette di attivare le nostre esperienze, suggerendoci la necessità di avere sempre un buon punto di osservazione. Il volume è composto da un’alternanza tra considerazioni sulla lingua che parliamo, e con cui costruiamo il mondo che ci circonda, e brevi reportage di viaggio.
Il nuovo libro di Leone D’Ambrosio è una lunga intervista a Guillaume Chpaltine, uno scrittore francese – romanziere, drammaturgo, traduttore – che vive a Parigi. Chpaltine ha vissuto più di trent’anni in Italia. È stato il corrispondente culturale di «France Observateur» a Roma negli anni Sessanta. Ha collaborato con Fellini a La città delle donne. Ha scritto una versione “maccheronica” di Prova d’orchestra su richiesta dello stesso Fellini. Ha collaborato con Fabio Carpi alla sceneggiatura del film L’amore necessario/L’amour nécessaire. La traduzione letteraria è una passione che occupa una parte della sua vita e che esprime pienamente il suo amore per l’Italia. Vegetariano, milita per il riconoscimento di una Dichiarazione dei diritti dell’animale. È vicino al movimento ecologico e ai Radicali italiani.
Il nuovo libro di Leone D’Ambrosio è una lunga intervista a Guillaume Chpaltine, uno scrittore francese – romanziere, drammaturgo, traduttore – che vive a Parigi. Chpaltine ha vissuto più di trent’anni in Italia. È stato il corrispondente culturale di «France Observateur» a Roma negli anni Sessanta. Ha collaborato con Fellini a La città delle donne. Ha scritto una versione “maccheronica” di Prova d’orchestra su richiesta dello stesso Fellini. Ha collaborato con Fabio Carpi alla sceneggiatura del film L’amore necessario/L’amour nécessaire. La traduzione letteraria è una passione che occupa una parte della sua vita e che esprime pienamente il suo amore per l’Italia. Vegetariano, milita per il riconoscimento di una Dichiarazione dei diritti dell’animale. È vicino al movimento ecologico e ai Radicali italiani.
La poesia ha sempre svolto un ruolo di grande importanza nel mondo arabo. A partire dall’epoca preislamica, quando i poeti si sfidavano a colpi di versi nella piazza del mercato. Dopo una lunga parentesi in cui l’opprimente censura dei regimi dittatoriali ha fatto sì che la piazza non fosse più il principale luogo d’incontro fra i poeti e il loro pubblico, la “primavera araba” ha riportato con forza la poesia politica e rivoluzionaria nelle strade.
Il saggio di Hussein Mahmoud analizza e approfondisce il ruolo della poesia all’interno dei recenti avvenimenti che hanno sconvolto il mondo arabo, con un occhio sempre rivolto a quello che sarà il futuro della rivoluzione e dell’impegno poetico.
Catalogo, Saggistica, Transculturazione
La poesia ha sempre svolto un ruolo di grande importanza nel mondo arabo. A partire dall’epoca preislamica, quando i poeti si sfidavano a colpi di versi nella piazza del mercato. Dopo una lunga parentesi in cui l’opprimente censura dei regimi dittatoriali ha fatto sì che la piazza non fosse più il principale luogo d’incontro fra i poeti e il loro pubblico, la “primavera araba” ha riportato con forza la poesia politica e rivoluzionaria nelle strade.
Il saggio di Hussein Mahmoud analizza e approfondisce il ruolo della poesia all’interno dei recenti avvenimenti che hanno sconvolto il mondo arabo, con un occhio sempre rivolto a quello che sarà il futuro della rivoluzione e dell’impegno poetico.
Da poco (2014) si è celebrato il primo centenario di Mario Luzi e non sono stati pochi i convegni o singoli interventi che hanno commemorato il grande poeta del Novecento. Non sono mancate, inoltre, le occasioni di celebrazione da parte degli enti nazionali. Il volume nasce da un evento “mancato”: un convegno che si sarebbe dovuto tenere a Sabaudia, in una delle tante città care a Luzi, e che, oltre a indagare il rapporto tra Luzi e il litorale tirreno, cadendo nel maggio 2015, quindi alcuni mesi dopo la chiusura del centenario, di quello stesso centenario avrebbe voluto proporre un bilancio (senz’altro positivo). Quel convegno non tenuto partiva dal presupposto che mai come negli ultimi anni – e l’occasione celebrativa è stata proficua – si è assistito a uno studio tanto intenso e capillare (il teatro luziano in prima istanza sta godendo di una rinnovata fortuna critica) di una personalità poetica internazionale, quale è Mario Luzi, che ha attraversato praticamente tutto il Novecento. Certo. Ancora molto resta da fare: la corrispondenza luziana è stata presa in esame solo parzialmente, per esempio, e gran parte del materiale, finalmente accolto in gran parte dal Gabinetto Vieusseux (altro materiale è conservato a Pienza, presso la biblioteca Centro Studi Mario Luzi “La Barca”), aspetta ancora una sistemazione. Ma al di là del materiale solido, non sono pochi i punti della grande Opera luziana che meritano nuove riflessioni: qual è la biblioteca su cui si è formato Mario Luzi? è possibile stringere ancora di più i rapporti tra Mario Luzi e l’arte? E ancora come si svolse il suo lavoro di recensore? E gli insegnamenti universitari? Le domande a cui dare una risposta sono ancora tante. Questo piccolo lavoro nasce da quell’idea di convegno e si è trasformato nei corridoi del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli studi di Roma Tre – sede di un convegno luziano nel 2014 di cui, si spera, presto usciranno gli atti – dove molti degli autori riuniti hanno avuto la fortuna di perfezionare il proprio percorso universitario. L’obiettivo era cercare di dare vita a uno strumento che potesse svolgere la prima funzione di ponte verso Mario Luzi. Un mezzo utile a un lettore, o a un appassionato, che muovesse i primi passi verso questo mostro sacro del Novecento italiano. Ma proprio il lettore è il giudice ultimo di ogni scrittura.
Curatela di: Paolo Rigo
Saggi di: Ester Rónaki, Renato Marvaso, Monica Venturini, Paolo Rigo, Fabio Magro, Veronica Albi, Marilena Ceccarelli, Paolo Baioni, Paola Baioni, Irene Baccarini, Michela Monferrini, Fabrizio Miliucci, Luigi Tassoni, Paola Cosentino, Noemi Corcione, Laura Piazza, Rosanna Pozzi, Silvia Morgani, Emiliano Ventura, Elisa Tonani, Francesca Tommasini.
Introduzione di: Claudio Giovanardi.
Intervista inedita a Mario Luzi a cura di: Paolo Di Paolo.
Catalogo, Essais, Saggistica, Varia
Da poco (2014) si è celebrato il primo centenario di Mario Luzi e non sono stati pochi i convegni o singoli interventi che hanno commemorato il grande poeta del Novecento. Non sono mancate, inoltre, le occasioni di celebrazione da parte degli enti nazionali. Il volume nasce da un evento “mancato”: un convegno che si sarebbe dovuto tenere a Sabaudia, in una delle tante città care a Luzi, e che, oltre a indagare il rapporto tra Luzi e il litorale tirreno, cadendo nel maggio 2015, quindi alcuni mesi dopo la chiusura del centenario, di quello stesso centenario avrebbe voluto proporre un bilancio (senz’altro positivo). Quel convegno non tenuto partiva dal presupposto che mai come negli ultimi anni – e l’occasione celebrativa è stata proficua – si è assistito a uno studio tanto intenso e capillare (il teatro luziano in prima istanza sta godendo di una rinnovata fortuna critica) di una personalità poetica internazionale, quale è Mario Luzi, che ha attraversato praticamente tutto il Novecento. Certo. Ancora molto resta da fare: la corrispondenza luziana è stata presa in esame solo parzialmente, per esempio, e gran parte del materiale, finalmente accolto in gran parte dal Gabinetto Vieusseux (altro materiale è conservato a Pienza, presso la biblioteca Centro Studi Mario Luzi “La Barca”), aspetta ancora una sistemazione. Ma al di là del materiale solido, non sono pochi i punti della grande Opera luziana che meritano nuove riflessioni: qual è la biblioteca su cui si è formato Mario Luzi? è possibile stringere ancora di più i rapporti tra Mario Luzi e l’arte? E ancora come si svolse il suo lavoro di recensore? E gli insegnamenti universitari? Le domande a cui dare una risposta sono ancora tante. Questo piccolo lavoro nasce da quell’idea di convegno e si è trasformato nei corridoi del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli studi di Roma Tre – sede di un convegno luziano nel 2014 di cui, si spera, presto usciranno gli atti – dove molti degli autori riuniti hanno avuto la fortuna di perfezionare il proprio percorso universitario. L’obiettivo era cercare di dare vita a uno strumento che potesse svolgere la prima funzione di ponte verso Mario Luzi. Un mezzo utile a un lettore, o a un appassionato, che muovesse i primi passi verso questo mostro sacro del Novecento italiano. Ma proprio il lettore è il giudice ultimo di ogni scrittura.
Curatela di: Paolo Rigo
Saggi di: Ester Rónaki, Renato Marvaso, Monica Venturini, Paolo Rigo, Fabio Magro, Veronica Albi, Marilena Ceccarelli, Paolo Baioni, Paola Baioni, Irene Baccarini, Michela Monferrini, Fabrizio Miliucci, Luigi Tassoni, Paola Cosentino, Noemi Corcione, Laura Piazza, Rosanna Pozzi, Silvia Morgani, Emiliano Ventura, Elisa Tonani, Francesca Tommasini.
Introduzione di: Claudio Giovanardi.
Intervista inedita a Mario Luzi a cura di: Paolo Di Paolo.