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Breus, uno dei poemetti più belli e a affascinanti dell’opera di Pascoli, è proposto, in questo volume, in un’edizione illustrata che rende, se possibile, ancora più suggestiva la storia del giovane protagonista. Il racconto, tratto da una leggenda bretone, narra la vicenda di Morvàn, un ragazzino che vive conoscendo ancora poco del mondo che lo circonda. Il destino lo mette di fronte a un cavaliere, da cui rimane impressionato: è imponente in sella al suo cavallo, bellissimo e minaccioso nella sua armatura. Il ragazzo decide di andare via da casa per diventare anche lui cavaliere. Lascerà tutto, la madre e la sorella, per seguire il suo sogno. Ma, quando farà ritorno, ricoperto di gloria, nulla sarà più come prima.
Collane, In vetrina, I classici
Breus, uno dei poemetti più belli e a affascinanti dell’opera di Pascoli, è proposto, in questo volume, in un’edizione illustrata che rende, se possibile, ancora più suggestiva la storia del giovane protagonista. Il racconto, tratto da una leggenda bretone, narra la vicenda di Morvàn, un ragazzino che vive conoscendo ancora poco del mondo che lo circonda. Il destino lo mette di fronte a un cavaliere, da cui rimane impressionato: è imponente in sella al suo cavallo, bellissimo e minaccioso nella sua armatura. Il ragazzo decide di andare via da casa per diventare anche lui cavaliere. Lascerà tutto, la madre e la sorella, per seguire il suo sogno. Ma, quando farà ritorno, ricoperto di gloria, nulla sarà più come prima.
Contemplazione della morte è considerato da molti il testamento spirituale di Gabriele D’Annunzio.
Nell’aprile 1912 D’Annunzio pubblica sul «Corriere della sera» quattro scritti, in memoria di Giovanni Pascoli e dell’amico Adolphe Bermond. Fortemente scosso dalla grave perdita di questi due personaggi molto importanti per la sua vita e la sua arte, decide di commemorarne la scomparsa.
Nella prima prosa, D’Annunzio manifesta la sua stima per il Pascoli, arrivando poi a descrivere attraverso aneddoti e piccoli episodi l’amicizia che li legava.
Le successive invece sono principalmente costruite intorno ai ricordi del rapporto che l’autore aveva con Adolphe Bermond e di alcuni indelebili momenti biografici, come la visita all’amico in fin di vita. Il Bermond, forte della sua profonda fede, tentò più volte, invano, di convertire lo scrittore. Proprio per questo, nella seconda parte dell’opera a lui dedicata, l’autore si interroga sul significato della morte e sulla propria mancanza di fede, arricchendo il testo di citazioni bibliche ed evangeliche.
Contemplazione della morte è quindi considerato da molti il suo testamento spirituale.
Contemplazione della morte è considerato da molti il testamento spirituale di Gabriele D’Annunzio.
Nell’aprile 1912 D’Annunzio pubblica sul «Corriere della sera» quattro scritti, in memoria di Giovanni Pascoli e dell’amico Adolphe Bermond. Fortemente scosso dalla grave perdita di questi due personaggi molto importanti per la sua vita e la sua arte, decide di commemorarne la scomparsa.
Nella prima prosa, D’Annunzio manifesta la sua stima per il Pascoli, arrivando poi a descrivere attraverso aneddoti e piccoli episodi l’amicizia che li legava.
Le successive invece sono principalmente costruite intorno ai ricordi del rapporto che l’autore aveva con Adolphe Bermond e di alcuni indelebili momenti biografici, come la visita all’amico in fin di vita. Il Bermond, forte della sua profonda fede, tentò più volte, invano, di convertire lo scrittore. Proprio per questo, nella seconda parte dell’opera a lui dedicata, l’autore si interroga sul significato della morte e sulla propria mancanza di fede, arricchendo il testo di citazioni bibliche ed evangeliche.
Contemplazione della morte è quindi considerato da molti il suo testamento spirituale.
In questo volume sono pubblicati Guy de Maupassant e Via Dante, due racconti tra i più esplicativi dell’opera di Babel’.
Traduzione di Sara Grosoli
In questo volume sono pubblicati Guy de Maupassant e Via Dante, due racconti tra i più esplicativi dell’opera di Babel’.
Traduzione di Sara Grosoli
Tornano in libreria due racconti introvabili di Jack London.
In questo volume sono pubblicati La prerogativa del prete e Le mille dozzina di uova, due racconti tra i più esplicativi dell’opera di London. Il primo affronta i temi della felicità e del senso di colpa; il secondo quello della miseria.
Tornano in libreria due racconti introvabili di Jack London.
In questo volume sono pubblicati La prerogativa del prete e Le mille dozzina di uova, due racconti tra i più esplicativi dell’opera di London. Il primo affronta i temi della felicità e del senso di colpa; il secondo quello della miseria.
“Mal giocondo” è il debutto letterario di Luigi Pirandello. Il volume esce con la curatela di Fabrizio Miliucci.
Ripubblicare dopo 125 anni l’esordio poetico di Luigi Pirandello significa tornare su una questione affrontata dalla critica soprattutto in virtù della produzione futura, trascurando quanto di buono (multa bona mixta malis, scrisse in proposito Arturo Graf) si può ancora ottenere da una lettura vergine di Mal giocondo, la raccolta che l’autore ventiduenne era riuscito a farsi stampare dalla libreria “Pedone Lauriel” appena acquisita dal torinese Carlo Clausen, a Palermo, nel 1889, cioè alla vigilia della sua partenza per Bonn, dove si recava per terminare gli studi filologici dopo un attrito avuto a Roma con il professore di letteratura latina Onorato Occioni.La prima stagione pirandelliana, sia per un motivo di precedenti culturali che per il calibro spontaneo di una velleità imbevuta di tradizione, è dunque in poesia.
“Mal giocondo” è il debutto letterario di Luigi Pirandello. Il volume esce con la curatela di Fabrizio Miliucci.
Ripubblicare dopo 125 anni l’esordio poetico di Luigi Pirandello significa tornare su una questione affrontata dalla critica soprattutto in virtù della produzione futura, trascurando quanto di buono (multa bona mixta malis, scrisse in proposito Arturo Graf) si può ancora ottenere da una lettura vergine di Mal giocondo, la raccolta che l’autore ventiduenne era riuscito a farsi stampare dalla libreria “Pedone Lauriel” appena acquisita dal torinese Carlo Clausen, a Palermo, nel 1889, cioè alla vigilia della sua partenza per Bonn, dove si recava per terminare gli studi filologici dopo un attrito avuto a Roma con il professore di letteratura latina Onorato Occioni.La prima stagione pirandelliana, sia per un motivo di precedenti culturali che per il calibro spontaneo di una velleità imbevuta di tradizione, è dunque in poesia.
Le pietre sono a loro volta arrivate fino a noi, ma soltanto attraverso il cieco azzardo cui il tempo sottomette gli oggetti: sepolte, frantumate, o riutilizzate in un muro, e infine recuperate inopinatamente, e solo da un paio di secoli in qua, fatte oggetto di ricerca e di studio. Ma non è certo un intento di tale tipo, a guidarci; questa breve raccolta di testi intende – e gli originali a fronte non mirano che a richiamarne l’assetto événementiel – porsi, in umile benché ostinata sequela, sulla traccia di quanto già aveva provato a fare Meleagro di Gadara, il primo a istituire la simmetria tra fiori e poeti, intitolando Stéphanos la sua raccolta: ricercare, perfino fra l’erba spuntata con irresistibile vitalità “sopra le fosse”, la fragranza che il nostro esistere assume nel farsi poesia.
Catalogo, Home page, I classici
Le pietre sono a loro volta arrivate fino a noi, ma soltanto attraverso il cieco azzardo cui il tempo sottomette gli oggetti: sepolte, frantumate, o riutilizzate in un muro, e infine recuperate inopinatamente, e solo da un paio di secoli in qua, fatte oggetto di ricerca e di studio. Ma non è certo un intento di tale tipo, a guidarci; questa breve raccolta di testi intende – e gli originali a fronte non mirano che a richiamarne l’assetto événementiel – porsi, in umile benché ostinata sequela, sulla traccia di quanto già aveva provato a fare Meleagro di Gadara, il primo a istituire la simmetria tra fiori e poeti, intitolando Stéphanos la sua raccolta: ricercare, perfino fra l’erba spuntata con irresistibile vitalità “sopra le fosse”, la fragranza che il nostro esistere assume nel farsi poesia.
Quest’opera è la fedele ripubblicazione del piccolo volume che uscì nel gennaio del 1942 per la collana einaudiana “Poesia”, una raccolta di versi firmati da Rainer Maria Rilke e liberamente tradotti dal grande Giaime Pintor, pochi mesi prima di morire al fronte a soli ventiquattro anni. Una raccolta curata dallo stesso traduttore, una splendida selezione di liriche tratte da: Il libro delle immagini, Nuove poesie, Sonetti a Orfeo, Ultime poesie, un’edizione che come lo stesso Pintor annotò: «È libera. Non ho voluto dare ai lettori un compendio dell’opera di Rilke, ho voluto raccogliere quello che per me, in un particolare momento o in una particolare circostanza, è stato scoperta e occasione di poesia». Un volume che racchiude magnificamente assieme la migliore lirica del poeta boemo e l’infinita maestria nella traduzione del letterato e antifascista italiano.
Alter, Catalogo, In vetrina, Poesia, I classici
Quest’opera è la fedele ripubblicazione del piccolo volume che uscì nel gennaio del 1942 per la collana einaudiana “Poesia”, una raccolta di versi firmati da Rainer Maria Rilke e liberamente tradotti dal grande Giaime Pintor, pochi mesi prima di morire al fronte a soli ventiquattro anni. Una raccolta curata dallo stesso traduttore, una splendida selezione di liriche tratte da: Il libro delle immagini, Nuove poesie, Sonetti a Orfeo, Ultime poesie, un’edizione che come lo stesso Pintor annotò: «È libera. Non ho voluto dare ai lettori un compendio dell’opera di Rilke, ho voluto raccogliere quello che per me, in un particolare momento o in una particolare circostanza, è stato scoperta e occasione di poesia». Un volume che racchiude magnificamente assieme la migliore lirica del poeta boemo e l’infinita maestria nella traduzione del letterato e antifascista italiano.
L’opera completa di uno dei maggiori autori della letteratura mondiale.
Prefazione di Georg Brandes
Consulenza editoriale di Dario Pontuale
La poesia di Ensemble, Poesia, I classici
L’opera completa di uno dei maggiori autori della letteratura mondiale.
Prefazione di Georg Brandes
Consulenza editoriale di Dario Pontuale
Un bucolico paesaggio, fertile di tradizioni, farà da sfondo alla formazione del personaggio in una Sicilia di fine Ottocento a cui l’Italia sembra ancora lontana, nonostante la recente unificazione.
Mommo ha solo 9 anni ed è rimasto senza genitori. Sarà solo grazie al generoso massaio Turi che potrà crescere serenamente e conoscere il mondo.
Una piccola storia struggente in cui non mancano avventure esilaranti e imprese di coraggio per il vivace e curioso nuzzaru, guardiano di tacchini, che diventerà per tutti affettuosamente Scurpiddu, perché «magro e sfilato come uno steccolino».
Un romanzo di crescita che suggerisce ai lettori di oggi il senso perduto del contatto con la natura e le cose.
Un bucolico paesaggio, fertile di tradizioni, farà da sfondo alla formazione del personaggio in una Sicilia di fine Ottocento a cui l’Italia sembra ancora lontana, nonostante la recente unificazione.
Un bucolico paesaggio, fertile di tradizioni, farà da sfondo alla formazione del personaggio in una Sicilia di fine Ottocento a cui l’Italia sembra ancora lontana, nonostante la recente unificazione.
Mommo ha solo 9 anni ed è rimasto senza genitori. Sarà solo grazie al generoso massaio Turi che potrà crescere serenamente e conoscere il mondo.
Una piccola storia struggente in cui non mancano avventure esilaranti e imprese di coraggio per il vivace e curioso nuzzaru, guardiano di tacchini, che diventerà per tutti affettuosamente Scurpiddu, perché «magro e sfilato come uno steccolino».
Un romanzo di crescita che suggerisce ai lettori di oggi il senso perduto del contatto con la natura e le cose.
Un bucolico paesaggio, fertile di tradizioni, farà da sfondo alla formazione del personaggio in una Sicilia di fine Ottocento a cui l’Italia sembra ancora lontana, nonostante la recente unificazione.
Un classico della letteratura per ragazzi che supera i confini di genere, l’intento meramente formativo e i toni edificanti di tanti suoi simili dell’epoca.
«Un’opera d’arte non va guardata così, superficialmente, dal di fuori. Bisogna penetrarla per trovare ed afferrare l’anima dell’artista!». Bobby e Tina, due fratelli di sette anni e poco più, non avevano mai fatto caso al quadro che sta in salotto ma ora, più gli si avvicinano, più sembrano definirsi i tratti dell’anonimo paesaggio primaverile e aggiungersene di nuovi. Sembra quasi che prenda vita… Ecco, adesso pare che il lume della casetta in cima al colle si muova! Così, seguendo alla lettera le parole della mamma, a forza di avvicinarsi i due sono già al di qua della cornice e imboccano la stradina che risale il pendio. Sarà l’inizio di un viaggio incantato, pieno di incontri felici e pericoli inattesi, alla scoperta di «quella cosa rara, sublime e alata». Ah, se riuscissero a trovarla e afferrarla!
Un’avventura in un mondo senza tempo, insieme a creature fantastiche come la permalosa Gnu e l’inconsolabile Babao, dove filastrocche e prove di volo si alternano a surreali lezioni di calcolo e spiazzanti scoperte sulla felicità, fino all’incontro col misterioso Pittore. Un regno in cui niente è come sembra, dominato da Sua Altezza, crudele e irresistibile cupido che toglie il cuore e la memoria alle fanciulle, sarà il teatro di una crescita, un assaggio onirico sull’ingresso alla vita adulta prima di rincasare nel proprio tempo, tra esperienze di separazione e dolore ma anche prove di coraggio, volontà di rinascita e, su tutto, l’amore.
Un classico della letteratura per ragazzi che supera i confini di genere, l’intento meramente formativo e i toni edificanti di tanti suoi simili dell’epoca.
«Un’opera d’arte non va guardata così, superficialmente, dal di fuori. Bisogna penetrarla per trovare ed afferrare l’anima dell’artista!». Bobby e Tina, due fratelli di sette anni e poco più, non avevano mai fatto caso al quadro che sta in salotto ma ora, più gli si avvicinano, più sembrano definirsi i tratti dell’anonimo paesaggio primaverile e aggiungersene di nuovi. Sembra quasi che prenda vita… Ecco, adesso pare che il lume della casetta in cima al colle si muova! Così, seguendo alla lettera le parole della mamma, a forza di avvicinarsi i due sono già al di qua della cornice e imboccano la stradina che risale il pendio. Sarà l’inizio di un viaggio incantato, pieno di incontri felici e pericoli inattesi, alla scoperta di «quella cosa rara, sublime e alata». Ah, se riuscissero a trovarla e afferrarla!
Un’avventura in un mondo senza tempo, insieme a creature fantastiche come la permalosa Gnu e l’inconsolabile Babao, dove filastrocche e prove di volo si alternano a surreali lezioni di calcolo e spiazzanti scoperte sulla felicità, fino all’incontro col misterioso Pittore. Un regno in cui niente è come sembra, dominato da Sua Altezza, crudele e irresistibile cupido che toglie il cuore e la memoria alle fanciulle, sarà il teatro di una crescita, un assaggio onirico sull’ingresso alla vita adulta prima di rincasare nel proprio tempo, tra esperienze di separazione e dolore ma anche prove di coraggio, volontà di rinascita e, su tutto, l’amore.
Inserito nella raccolta Mirgorod, il racconto Taras Bul’ba viene pubblicato per la prima volta nel 1835. Ambientato nell’Ucraina del secolo XVII assediata dai polacchi e devastata dalle scorribande di tartari e cosacchi, il racconto narra le vicende di Taras Bul’ba, valoroso condottiero di una comunità cosacca. Accanito difensore della causa cosacca, che mira a liberare la patria dagli oppressori polacchi, si aspetta lo stesso ardore dai suoi figli Ostap e Andrii, di ritorno dall’Accademia di Kiev e in procinto di entrare a far parte della Siec, confraternita polacca di stampo militare dove bisogna distinguersi per forza e abilità nell’utilizzo delle armi. Con al fianco i due figli, di indole profonda- mente diversa l’uno dall’altro, Bul’ba si appresta a compiere coraggiose imprese insieme alla comunità cosacca, dando il via a una storia tragica e cruenta, alternata a passaggi ilari e leggeri, che ricostruisce perfetta- mente il folklore e le atmosfere di quel periodo storico.
In vetrina, Narrativa, I classici
Inserito nella raccolta Mirgorod, il racconto Taras Bul’ba viene pubblicato per la prima volta nel 1835. Ambientato nell’Ucraina del secolo XVII assediata dai polacchi e devastata dalle scorribande di tartari e cosacchi, il racconto narra le vicende di Taras Bul’ba, valoroso condottiero di una comunità cosacca. Accanito difensore della causa cosacca, che mira a liberare la patria dagli oppressori polacchi, si aspetta lo stesso ardore dai suoi figli Ostap e Andrii, di ritorno dall’Accademia di Kiev e in procinto di entrare a far parte della Siec, confraternita polacca di stampo militare dove bisogna distinguersi per forza e abilità nell’utilizzo delle armi. Con al fianco i due figli, di indole profonda- mente diversa l’uno dall’altro, Bul’ba si appresta a compiere coraggiose imprese insieme alla comunità cosacca, dando il via a una storia tragica e cruenta, alternata a passaggi ilari e leggeri, che ricostruisce perfetta- mente il folklore e le atmosfere di quel periodo storico.
Questo volume percorre le tappe fondamentali della vita dell’anarchica abruzzese, sedici scritti nei quali all’interno del suo percorso di vita entrano i personaggi dell’epoca che più hanno contribuito a plasmare la sua identità rivoluzionaria: da GaetanoBresci (Bresci nei miei ricordi), sul quale sarà necessario soffermarsi più appresso perché fondamentale per la sua presa di coscienza, a Pietro Gori, per proseguire tra gli altri con Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, Gino Lucetti, Anteo Zamboni e Michele Schirru. «Nelle ore anelanti ed incerte della ripresa; / Nelle ore solenni della lotta; / Nelle ore rischiose della vittoria; / Fra le incognite del domani; /Fra le torturanti voci del dolore; / Quante volte noi ci diremo, con lo sguardo / carico di memorie: / Oh, se essi fossero qui!» scrive nella prefazione la d’Andrea, come a voler ribadire l’importanza dei martiri anarchici nella lotta quotidiana. Sono loro leTorce nella notte, sono loro ad illuminare l’impervio percorso verso la vittoria.
Collane, In vetrina, I classici
Questo volume percorre le tappe fondamentali della vita dell’anarchica abruzzese, sedici scritti nei quali all’interno del suo percorso di vita entrano i personaggi dell’epoca che più hanno contribuito a plasmare la sua identità rivoluzionaria: da GaetanoBresci (Bresci nei miei ricordi), sul quale sarà necessario soffermarsi più appresso perché fondamentale per la sua presa di coscienza, a Pietro Gori, per proseguire tra gli altri con Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, Gino Lucetti, Anteo Zamboni e Michele Schirru. «Nelle ore anelanti ed incerte della ripresa; / Nelle ore solenni della lotta; / Nelle ore rischiose della vittoria; / Fra le incognite del domani; /Fra le torturanti voci del dolore; / Quante volte noi ci diremo, con lo sguardo / carico di memorie: / Oh, se essi fossero qui!» scrive nella prefazione la d’Andrea, come a voler ribadire l’importanza dei martiri anarchici nella lotta quotidiana. Sono loro leTorce nella notte, sono loro ad illuminare l’impervio percorso verso la vittoria.