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Nora, fin da giovane, aveva optato per la solitudine in nome dell’indipendenza. Se questa scelta non aveva mai pesato troppo per lei, dopo la morte della sua amata madre la protagonista si trova ad affrontare un dolore troppo grande per chi non ha nessuno a cui aggrapparsi. Prima di morire, la donna le aveva lasciato un raccoglitore nel quale aveva racchiuso le pagine della sua vita, quella che aveva sempre tenuto nascosta alla sua famiglia. Immergendosi nel suo passato del tutto inaspettato, Nora dà sfogo a tutta l’emotività che aveva finora represso, abbattendo la barriera che da sempre la separava dagli altri individui. In questo modo Marco, con la sua dolcezza e la sua sensibilità, riuscirà a farsi largo nella sua vita e a darle il giusto sostegno nella scoperta di una verità che va oltre le vicende private di una donna che ha voluto liberarsi dal peso dei suoi segreti.
Narrativa, Officina, Officina Ensemble
Nora, fin da giovane, aveva optato per la solitudine in nome dell’indipendenza. Se questa scelta non aveva mai pesato troppo per lei, dopo la morte della sua amata madre la protagonista si trova ad affrontare un dolore troppo grande per chi non ha nessuno a cui aggrapparsi. Prima di morire, la donna le aveva lasciato un raccoglitore nel quale aveva racchiuso le pagine della sua vita, quella che aveva sempre tenuto nascosta alla sua famiglia. Immergendosi nel suo passato del tutto inaspettato, Nora dà sfogo a tutta l’emotività che aveva finora represso, abbattendo la barriera che da sempre la separava dagli altri individui. In questo modo Marco, con la sua dolcezza e la sua sensibilità, riuscirà a farsi largo nella sua vita e a darle il giusto sostegno nella scoperta di una verità che va oltre le vicende private di una donna che ha voluto liberarsi dal peso dei suoi segreti.
Una raccolta di racconti presuppone l’esistenza di un lo conduttore, un pensiero organizzativo sotteso che ricompone la trama invisibile di un’esperienza unitaria per il lettore. In questo caso è la struttura dell’opera che fornisce l’impalcatura di dialogo tra autori e lettore, che incorpora sentimenti umani universali, tradotti in storie con stili diversi.
Anatomè nasce dal considerare il corpo come la mappa di un discorso, di una narrazione simbolicamente tracciata “parte per parte”. Ogni parte del corpo è la chiave di lettura del racconto, il magma alchemico che lo rappresenta, il suo luogo ideale di realizzazione, ovvero un non luogo dove la finzione ore palco e teatro alla realtà. Antonin Artaud ha detto «Il corpo umano è un campo di battaglia al quale è bene ritornare», e su quel campo-palco recitano la morte, l’amore, la pazzia, la memoria, solo per citare alcuni dei temi presenti nella raccolta. Come il chirurgo esperto o “celeste” – direbbe Stevenson – conosce l’anatomia del corpo, chi percorre in solitudine la strada della scrittura tenta una dissezione minuziosa di accadimenti e vissuti, no a mettere sotto la lente di ingrandimento l’indicibile, o la trasfigurazione del presente, a volte il tedium vitae, la solitudine, il distacco dal quotidiano percepito come troppo opprimente per essere vissuto, la malattia, la stanchezza provata nelle relazioni affettive, l’incomunicabilità. Il dolore attraversa il corpo, trova casa in zone drammaticamente feconde, si insinua tra le viscere o aggredisce il cuore, ossessiona o ammala la mente, rende deboli gli arti. Non vengono offerte soluzioni, il corpo resta, davanti agli occhi di chi legge, disseccato, parcellizzato o ricomposto, ma essenziale, incredibilmente e dolcemente ripiegato su se stesso, come nel disegno di Nicola Samorì in copertina.
Una raccolta di racconti presuppone l’esistenza di un lo conduttore, un pensiero organizzativo sotteso che ricompone la trama invisibile di un’esperienza unitaria per il lettore. In questo caso è la struttura dell’opera che fornisce l’impalcatura di dialogo tra autori e lettore, che incorpora sentimenti umani universali, tradotti in storie con stili diversi.
Anatomè nasce dal considerare il corpo come la mappa di un discorso, di una narrazione simbolicamente tracciata “parte per parte”. Ogni parte del corpo è la chiave di lettura del racconto, il magma alchemico che lo rappresenta, il suo luogo ideale di realizzazione, ovvero un non luogo dove la finzione ore palco e teatro alla realtà. Antonin Artaud ha detto «Il corpo umano è un campo di battaglia al quale è bene ritornare», e su quel campo-palco recitano la morte, l’amore, la pazzia, la memoria, solo per citare alcuni dei temi presenti nella raccolta. Come il chirurgo esperto o “celeste” – direbbe Stevenson – conosce l’anatomia del corpo, chi percorre in solitudine la strada della scrittura tenta una dissezione minuziosa di accadimenti e vissuti, no a mettere sotto la lente di ingrandimento l’indicibile, o la trasfigurazione del presente, a volte il tedium vitae, la solitudine, il distacco dal quotidiano percepito come troppo opprimente per essere vissuto, la malattia, la stanchezza provata nelle relazioni affettive, l’incomunicabilità. Il dolore attraversa il corpo, trova casa in zone drammaticamente feconde, si insinua tra le viscere o aggredisce il cuore, ossessiona o ammala la mente, rende deboli gli arti. Non vengono offerte soluzioni, il corpo resta, davanti agli occhi di chi legge, disseccato, parcellizzato o ricomposto, ma essenziale, incredibilmente e dolcemente ripiegato su se stesso, come nel disegno di Nicola Samorì in copertina.
Questo Marcovaldo non è una persona semplice. Non può più dirsi genuino. Solo qualche volta è solidale. Vive su internet ma non disdegna la strada. Se va in campagna o in montagna si sente come nella grande città, fuori luogo. È un personaggio delle fiabe ma si meraviglia dell’ordinario e non del magico, incespica nelle parole ma non si lascia sopraffare dalla propaganda o dagli abra-cadabra. Questa capacità di sorprendere se stesso trasforma ogni malinteso in un’avventura, così ogni capitolo è la storia dell’incontro con qualcuno o qualcosa a cui, sbadatamente, Marcovaldo non aveva mai pensato.
Questo Marcovaldo non è una persona semplice. Non può più dirsi genuino. Solo qualche volta è solidale. Vive su internet ma non disdegna la strada. Se va in campagna o in montagna si sente come nella grande città, fuori luogo. È un personaggio delle fiabe ma si meraviglia dell’ordinario e non del magico, incespica nelle parole ma non si lascia sopraffare dalla propaganda o dagli abra-cadabra. Questa capacità di sorprendere se stesso trasforma ogni malinteso in un’avventura, così ogni capitolo è la storia dell’incontro con qualcuno o qualcosa a cui, sbadatamente, Marcovaldo non aveva mai pensato.
La quarantena è il periodo di segregazione cui è sottoposto il contagiato, il diverso, una fase probatoria necessaria a smascherare la malattia, un luogo di isolamento in cui la salute è sospetta, spiata da dietro un vetro di diffidenza. Fino al momento della diagnosi, la condanna alla solitudine forzata è preventiva, perché la salute degli uomini è troppo precaria per rischiare, e l’untore va isolato. Il virus fa tanto più paura quanto più viene da lontano, perché le vie sconosciute percorse dal diverso non possono che essere strade pericolose, terre infette. Così, lo spauracchio del contagio separa mariti da mogli, genitori contagiosi da figli deludenti; i seni nutrienti delle madri divengono ricettacolo di batteri, il latte veleno trasmesso con l’inganno della vita. Perno l’amore diventa un sospetto episodio virale, quando l’inverno lo spoglia dei suoi fiori e ne rivela i frutti guasti. In dodici storie inquietanti e visionarie, Andrea Mauri ci racconta la sua ossessione per la malattia e il disagio del vivere moderno, proponendoci la scrittura come unica terapia efficace contro le infezioni della vita.
La quarantena è il periodo di segregazione cui è sottoposto il contagiato, il diverso, una fase probatoria necessaria a smascherare la malattia, un luogo di isolamento in cui la salute è sospetta, spiata da dietro un vetro di diffidenza. Fino al momento della diagnosi, la condanna alla solitudine forzata è preventiva, perché la salute degli uomini è troppo precaria per rischiare, e l’untore va isolato. Il virus fa tanto più paura quanto più viene da lontano, perché le vie sconosciute percorse dal diverso non possono che essere strade pericolose, terre infette. Così, lo spauracchio del contagio separa mariti da mogli, genitori contagiosi da figli deludenti; i seni nutrienti delle madri divengono ricettacolo di batteri, il latte veleno trasmesso con l’inganno della vita. Perno l’amore diventa un sospetto episodio virale, quando l’inverno lo spoglia dei suoi fiori e ne rivela i frutti guasti. In dodici storie inquietanti e visionarie, Andrea Mauri ci racconta la sua ossessione per la malattia e il disagio del vivere moderno, proponendoci la scrittura come unica terapia efficace contro le infezioni della vita.
Il trentenne Derek Zinni è affetto da una forma poco chiara di fame compulsiva e decide di cominciare un percorso di psicoterapia. Manuela Riva è un’aspirante artista. Dopo cinque anni passati a Londra, torna a Roma ma sulla sua strada trova solo un lavoro da stagista, una madre ambiziosa e un padre costretto a nascondersi. Anche lei è costantemente alla ricerca di cibo. Quando le loro strade si incrociano, i due non sanno che c’è qualcosa che li unisce: il sentirsi difettosi, forse. E il bisogno di riempirsi. Un romanzo di formazione in cui i protagonisti, in una sorta di terapia di gruppo a cui siamo costretti a partecipare, provano a comprendere il nostro tempo “liquido”, in cui nulla è stabile e definitivo (luoghi, lavoro, affetti, fede). Una generazione che ha “fame” di tutto, come se fosse divorata da una pulsione che diventa quasi ingordigia. Ed è proprio la voracità, che troppo spesso lascia il posto alla rassegnazione e all’inappetenza, la vera protagonista di questo romanzo-rivelazione, capace di “fotografare” questi anni, come pochi altri libri hanno saputo fare.
Catalogo, Collane, Echos, Narrativa
Il trentenne Derek Zinni è affetto da una forma poco chiara di fame compulsiva e decide di cominciare un percorso di psicoterapia. Manuela Riva è un’aspirante artista. Dopo cinque anni passati a Londra, torna a Roma ma sulla sua strada trova solo un lavoro da stagista, una madre ambiziosa e un padre costretto a nascondersi. Anche lei è costantemente alla ricerca di cibo. Quando le loro strade si incrociano, i due non sanno che c’è qualcosa che li unisce: il sentirsi difettosi, forse. E il bisogno di riempirsi. Un romanzo di formazione in cui i protagonisti, in una sorta di terapia di gruppo a cui siamo costretti a partecipare, provano a comprendere il nostro tempo “liquido”, in cui nulla è stabile e definitivo (luoghi, lavoro, affetti, fede). Una generazione che ha “fame” di tutto, come se fosse divorata da una pulsione che diventa quasi ingordigia. Ed è proprio la voracità, che troppo spesso lascia il posto alla rassegnazione e all’inappetenza, la vera protagonista di questo romanzo-rivelazione, capace di “fotografare” questi anni, come pochi altri libri hanno saputo fare.
Ivan Raversi è un quarantenne ancora costretto a vivere con i genitori, a mendicare affetto e a barcamenarsi nella ricerca di un’occupazione. Un nuovo impiego è l’occasione per risolvere tutti i suoi problemi. Ma a che prezzo? Ambientato in una città-laboratorio – isolata ed esausta, vigilata e incasellata in protocolli molto rigidi – questo romanzo, tra distopia e metafora del presente, racconta il nostro tempo stretto nella morsa della precarietà esistenziale, dell’edonismo, dell’eccessivo controllo delle nostre vite e del confine sempre più invisibile tra pubblico e privato.
Ivan Raversi è un quarantenne ancora costretto a vivere con i genitori, a mendicare affetto e a barcamenarsi nella ricerca di un’occupazione. Un nuovo impiego è l’occasione per risolvere tutti i suoi problemi. Ma a che prezzo? Ambientato in una città-laboratorio – isolata ed esausta, vigilata e incasellata in protocolli molto rigidi – questo romanzo, tra distopia e metafora del presente, racconta il nostro tempo stretto nella morsa della precarietà esistenziale, dell’edonismo, dell’eccessivo controllo delle nostre vite e del confine sempre più invisibile tra pubblico e privato.
Un incontro casuale mette di fronte due donne, tra le quali nasce una relazione che va oltre l’amicizia e l’empatia. In un vortice di erotismo e sensualità, l’esistenza di Oli, una donna romana che trascina il peso di un rapporto coniugale inaridito e senza passione, è sconvolta da un desiderio fortissimo di uscire dai rituali borghesi di cui fa parte e da cui si sente imprigionata. Non è facile, però, fuggire da se stessi quando si è ancorati a una vita di abitudini e da un lavoro che richiede impegno fisico e mentale. Emma invece è una donna che ha deciso di lasciare Londra e arrivare nella Capitale per ricominciare e lasciarsi alle spalle un passato misterioso e molto pesante da cui non riuscirà mai a staccarsi realmente e che getterà ombre su questo rapporto. Un romanzo sulla felicità e sulla capacità di rimettersi in gioco, sull’amore e sulla passione che riesce, con leggerezza e intelligenza, a mostrare come, a cinquanta anni la vita può metterti di fronte a strade che non avresti mai pensato di intraprendere.
Un incontro casuale mette di fronte due donne, tra le quali nasce una relazione che va oltre l’amicizia e l’empatia. In un vortice di erotismo e sensualità, l’esistenza di Oli, una donna romana che trascina il peso di un rapporto coniugale inaridito e senza passione, è sconvolta da un desiderio fortissimo di uscire dai rituali borghesi di cui fa parte e da cui si sente imprigionata. Non è facile, però, fuggire da se stessi quando si è ancorati a una vita di abitudini e da un lavoro che richiede impegno fisico e mentale. Emma invece è una donna che ha deciso di lasciare Londra e arrivare nella Capitale per ricominciare e lasciarsi alle spalle un passato misterioso e molto pesante da cui non riuscirà mai a staccarsi realmente e che getterà ombre su questo rapporto. Un romanzo sulla felicità e sulla capacità di rimettersi in gioco, sull’amore e sulla passione che riesce, con leggerezza e intelligenza, a mostrare come, a cinquanta anni la vita può metterti di fronte a strade che non avresti mai pensato di intraprendere.
Agnese ritrova il vecchio padre che se ne sta immerso nella lettura di un libro sui ruderi e i meravigliosi giardini di Ninfa, la città medievale, nel cuore dell’Agro Pontino, distrutta alla fine del Trecento. Le vicende di questo luogo emblematico, che sembra contenere nel proprio ventre l’incapacità umana di stare al mondo e di rapportarsi con la natura, ci conducono, a volte strattonandoci, tra le atmosfere cupe di una civiltà ormai al tramonto che, dissolvendosi nel presente e nel futuro, rivelano in trasparenza un rapporto ciclico di imbarbarimento e rinascita. Un romanzo sempre in bilico tra la storia e la distopia, il reale e l’onirico, il resoconto dettagliato – a volte persino cruento, come nella scena dell’assedio alle mura della città – e la poesia, che rivendica, come nella grande tradizione letteraria, la possibilità, forse utopica, di una nuova età dell’oro.
Agnese ritrova il vecchio padre che se ne sta immerso nella lettura di un libro sui ruderi e i meravigliosi giardini di Ninfa, la città medievale, nel cuore dell’Agro Pontino, distrutta alla fine del Trecento. Le vicende di questo luogo emblematico, che sembra contenere nel proprio ventre l’incapacità umana di stare al mondo e di rapportarsi con la natura, ci conducono, a volte strattonandoci, tra le atmosfere cupe di una civiltà ormai al tramonto che, dissolvendosi nel presente e nel futuro, rivelano in trasparenza un rapporto ciclico di imbarbarimento e rinascita. Un romanzo sempre in bilico tra la storia e la distopia, il reale e l’onirico, il resoconto dettagliato – a volte persino cruento, come nella scena dell’assedio alle mura della città – e la poesia, che rivendica, come nella grande tradizione letteraria, la possibilità, forse utopica, di una nuova età dell’oro.
«Un anziano che ironizza in rima, un parroco santo e farabutto, il segreto di una nicchia e di una ragazza che qualcuno bersaglia, in un luogo attualissimo che potrebbe essere ovunque».
La geografia del vivere offre una serie di piccoli punti imprevisti fra luoghi consueti, luci e oasi del ricordo. Le vicissitudini di un borgo che appare come un abito dismesso, una foto ingiallita tra vicoli verdi, onde irregolari di case e incontri mancati per un soffio; un paese che è tutti i paesi, centro di ogni periferia. Immagini essenziali, affidate a poche righe per un racconto denso, punteggiato di ironia e di ritratti di un tempo comune alla gente che fa il popolo con le sue usanze, i vizi, i paradossi, e quell’identità, uguale e diversa per ciascuno. In un formicolare di accordi detti a mezza bocca, di segreti che avanzano verità scomode ma senza vergogna, un esperimento di verismo crudo e delicato.
Catalogo, Collane, Echos, Home page, Narrativa
«Un anziano che ironizza in rima, un parroco santo e farabutto, il segreto di una nicchia e di una ragazza che qualcuno bersaglia, in un luogo attualissimo che potrebbe essere ovunque».
La geografia del vivere offre una serie di piccoli punti imprevisti fra luoghi consueti, luci e oasi del ricordo. Le vicissitudini di un borgo che appare come un abito dismesso, una foto ingiallita tra vicoli verdi, onde irregolari di case e incontri mancati per un soffio; un paese che è tutti i paesi, centro di ogni periferia. Immagini essenziali, affidate a poche righe per un racconto denso, punteggiato di ironia e di ritratti di un tempo comune alla gente che fa il popolo con le sue usanze, i vizi, i paradossi, e quell’identità, uguale e diversa per ciascuno. In un formicolare di accordi detti a mezza bocca, di segreti che avanzano verità scomode ma senza vergogna, un esperimento di verismo crudo e delicato.
In un paese immaginario, un valente giornalista cercherà di svelare il vero movente di un terribile fatto di sangue: un personaggio politico ricco e potente è stato barbaramente ucciso dal suo maggiordomo. Un complotto, fallito a causa di avverse condizioni meteorologiche, a cui avrebbe preso parte l’intera città di Napoli, e che sarebbe stato ispirato da una singolare sceneggiatura scritta da un anonimo studente. Sfogliando le pagine del libro, seguiamo l’indagine che ripercorre tutte le tappe dell’oscura vicenda, dal principio fino alla sua grandiosa rovina, in un crescendo carnevalesco che vede coinvolta un’intera città.
In un paese immaginario, un valente giornalista cercherà di svelare il vero movente di un terribile fatto di sangue: un personaggio politico ricco e potente è stato barbaramente ucciso dal suo maggiordomo. Un complotto, fallito a causa di avverse condizioni meteorologiche, a cui avrebbe preso parte l’intera città di Napoli, e che sarebbe stato ispirato da una singolare sceneggiatura scritta da un anonimo studente. Sfogliando le pagine del libro, seguiamo l’indagine che ripercorre tutte le tappe dell’oscura vicenda, dal principio fino alla sua grandiosa rovina, in un crescendo carnevalesco che vede coinvolta un’intera città.
«La vera rivoluzione dura solo un attimo e svanisce prima della sua morte, per rinascere in nuove forme e vivere altre esistenze fugaci e appassionate». Gli anni Settanta racchiudono i tentativi di riscatto e le speranze di un’intera generazione, le intuizioni e le debolezze, le conquiste e le sconfitte di chi a vent’anni cerca di cambiare il mondo. Gesualdo parte da un paesino del Sud e lì ritorna come in un luogo di transito, nel ritmo di una ciclicità disincantata e straniante. Nel mezzo c’è la rivoluzione, la lotta studentesca, la psicoanalisi, la musica psichedelica, l’amore, la poesia e i viaggi in autostop.
Narrativa, Officina, Officina Ensemble
«La vera rivoluzione dura solo un attimo e svanisce prima della sua morte, per rinascere in nuove forme e vivere altre esistenze fugaci e appassionate». Gli anni Settanta racchiudono i tentativi di riscatto e le speranze di un’intera generazione, le intuizioni e le debolezze, le conquiste e le sconfitte di chi a vent’anni cerca di cambiare il mondo. Gesualdo parte da un paesino del Sud e lì ritorna come in un luogo di transito, nel ritmo di una ciclicità disincantata e straniante. Nel mezzo c’è la rivoluzione, la lotta studentesca, la psicoanalisi, la musica psichedelica, l’amore, la poesia e i viaggi in autostop.
Amélie, restauratrice dal singolare talento, inizia a soffrire di ipocondria e attacchi di panico dopo aver affrontato il primo momento difficile della sua carriera. Vive da due anni a Firenze, dove ha il coraggio di percorrere un solo tratto di strada, quello fra casa sua e il luogo di lavoro. Alberto è un avvocato, tanto altezzoso quanto insoddisfatto, che lavora malvolentieri in una biblioteca per avere un po’ di indipendenza economica. Giulia, la sua danzata, insicura e timorosa, è un ingegnere alle prese con importanti scelte professionali, che potrebbero finalmente dare uno scossone alla sua carriera e alla sua vita. Vittima della frustrazione e della gelosia del suo compagno, riesce a malapena a prendere una decisione. Quando Alberto trova in biblioteca un libriccino estremamente datato, legato alla figura di Leonardo da Vinci e al suo ultimo capolavoro, il San Giovanni Battista, le tre storie convergono, sviluppandosi all’interno di un giallo psicologico che non si svelerà no alle ultime, imprevedibili, battute finali, e rivelando ai protagonisti importanti verità sulla vita e sul suo naturale percorso.
Amélie, restauratrice dal singolare talento, inizia a soffrire di ipocondria e attacchi di panico dopo aver affrontato il primo momento difficile della sua carriera. Vive da due anni a Firenze, dove ha il coraggio di percorrere un solo tratto di strada, quello fra casa sua e il luogo di lavoro. Alberto è un avvocato, tanto altezzoso quanto insoddisfatto, che lavora malvolentieri in una biblioteca per avere un po’ di indipendenza economica. Giulia, la sua danzata, insicura e timorosa, è un ingegnere alle prese con importanti scelte professionali, che potrebbero finalmente dare uno scossone alla sua carriera e alla sua vita. Vittima della frustrazione e della gelosia del suo compagno, riesce a malapena a prendere una decisione. Quando Alberto trova in biblioteca un libriccino estremamente datato, legato alla figura di Leonardo da Vinci e al suo ultimo capolavoro, il San Giovanni Battista, le tre storie convergono, sviluppandosi all’interno di un giallo psicologico che non si svelerà no alle ultime, imprevedibili, battute finali, e rivelando ai protagonisti importanti verità sulla vita e sul suo naturale percorso.